Terza puntata del racconto della fantastica giornata dell’8 marzo.
Scendiamo
come gamberi per il solito canale; la neve inizia a mollare al sole di
mezzogiorno, ma noi seguiamo fedelmente i nostri piani.
Questo
gruppo montuoso, e questo canaletto ancora di più, sembra fatto apposta per i
concatenamenti, percorsi dettati soltanto da fantasia, condizioni, tempo ed
energie a disposizione; ogni versante ha le sue caratteristiche di esposizione,
quota, difficoltà e tipologia delle vie. Salendo e scendendo come solito più
volte per canali, riflettiamo, possiamo mettere assieme anche in Appennino
sviluppi notevoli e giornate decisamente piene, sicuramente un valido
allenamento.
Con
l’avanzare della giornata andiamo quindi a cercare nuove zone d’ombra sulla parete
nordest. C’è tutto un settore, tra il Canale Centrale e il Sinistro, dove
stranamente sembra non aver mai messo il naso nessuno: è una bella muraglia con
qualche punto più debole al centro, dove per qualche breve canaletto e terreno
misto si dovrebbe riuscire a passare. Ci sfilammo sotto in una delle poche
uscite in cui il gruppo era al completo o quasi: da quel punto di osservazione
ravvicinato, Nicola adocchiò un breve camino incastrato tra due roccioni e
dichiarò il desiderio di aprire una via che passasse per quella logica
direttiva. Più volte, nel corso dei successivi anni, ne parlò come uno degli
ultimi itinerari logici rimasti inviolati in zona ed effettivamente, nonostante
la brevità della cosa, Nick aveva ragione. In un successivo sopralluogo capimmo
subito che quel camino dovesse opporre qualche passaggio impegnativo ma
soprattutto che di ghiaccio, solitamente, lì non se ne forma affatto. Ma ormai
è difficile dimenticare quella linea e i sogni mettono radici, accompagnati dal
desiderio di aprire la via proprio in cordata con Nick; nelle nostre
chiacchiere quella è diventata la “Via del Presidente”, in quanto Nicola è da
sempre investito della carica presidenziale nell’organigramma del Fabulous Club
lambruscaro.
Oggi è
semplicemente il momento di andarci; il Presidente non c’è, ma difficile
pensare di ricapitare qui con queste condizioni in sua compagnia. Capirà,
dedicheremo a lui la via. Aggiriamo lo Sperone della Borra dei Porci senza
perdere troppa quota e presto iniziamo a risalire alla base del Sinistro.
Aguzzando lo sguardo si vedono delle tracce, almeno così sembra da lontano, che
salgono dove siamo diretti noi. Ancora qualche fatica e ogni dubbio è sciolto:
qualcuno è già salito, e tra le tante possibilità di quel settore ha scelto, logicamente,
proprio quel camino! Questa “Appenninomania” ha colpito ancora e qualcuno ci ha
soffiato, anticipandoci per solo un paio d’ore, anche questa prima! Accantonato
lo stupore non ce la prendiamo affatto, piuttosto ci lanciamo carichi come
molle nel provare questa nuova via.
Mentre
martelliamo i chiodi di sosta cerchiamo di indovinare chi potrebbe averci
preceduto, ma ben presto si passa all’azione. Parto io, raggiungo il passo
chiave che da vicino mi incute una certa strizza: un muretto verticale con
toppe di buon ghiaccio ma piuttosto distanziate, alternate a tratti di roccia
scoperta. Nulla di estremo, ma richiede comunque buona atleticità; appena mi appendo
alle picche mi sento insicuro e spompo, la giornata inizia a farsi sentire
nelle braccia così scendo e lascio andare Edo. Lui non fa una piega, pianta un ice piton sulle rocce alla base del salto e lo sale in men che non si dica, così
come il diedro-camino successivo, prima di sparire alla mia vista; sale così
svelto tanto da farmi pensare che stia recuperando la corda in sosta. Invece si
ferma giusto a fine corda, quando sento un urlo lontano che mi incita a partire.
Da secondo è
tutt’altra cosa e basta qualche sforzo e trazione sulle picche per salire. Il
ghiaccio in fondo è buono nel primo muro, poi più sottile nello stretto diedro successivo,
dove occorre fare attenzione a non incastrarsi, fino all’uscita delicata con
traverso a sinistra oltre uno spigolo. La seconda metà del tiro è su neve ben
ghiacciata e sempre ripida, con qualche ciuffo d’erba o arbusto affiorante, con
sosta finale su un bell’alberello. Continuo senza nemmeno fermarmi per i facili
pendii superiori, un lungo “tiro” da 120 metri che porta pochi metri a monte del
solito crocevia.
Riponendo la
corda, pieni di soddisfazione, ci chiediamo se scendere al rifugio o lanciarci
in un altro giro. Siamo ormai belli stanchi, ma soprattutto non abbiamo altri
programmi per la giornata se non quelli mangerecci dal Tex; per questo, anche se
ci sarebbe tempo per un quarto giro di giostra, ci accontentiamo di aver fatto in un solo
fantastico giorno esattamente tutto ciò che avevamo fantasticato di fare.
Difficile pretendere di meglio!!
Al Rifugio
Vittoria ci accoglie, immancabile, il mitico Tex. Per noi quel “cinghialotto” è
un tutt’uno con queste montagne e gli vogliamo bene come un fratello. Ci serve la
birra e il panino più buoni mai mangiati – come solito siamo praticamente a
digiuno da tutta la giornata – che divoriamo mentre gli raccontiamo con entusiasmo
la bella giornata trascorsa. Ci svela il mistero di chi ci ha preceduti sulla “Via
del Presidente”: una cordata toscana, stranamente non i soliti Colò e
Cotelli che erano i nostri principali sospettati.
Impareremo
più tardi che si tratta di L. Bianchi e M. Rontini, che chiameranno la via “Un mercoledì da leoni”. Complimenti a loro!
Risalendo verso la parete, tra i canali Sinistro e Centrale
In vista del tratto ripido
Edo in azione
Divertimento puro
Tex arriviamoooo!
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