lunedì 13 marzo 2017

Il grande giorno delle linee magiche_parte prima



Ricorderemo a lungo l’inverno 2017. Non perché ricco di neve, né freddo, ma per noi “appenninisti” è stato semplicemente fantastico. Un continuo susseguirsi di perturbazioni calde, portatrici di piogge fino a quote alte, con la poca neve bagnata rilegata alle vette appenniniche, spesso seguite da più o meno lunghi periodi freddi e sereni, in cui tutto questo fradiciume è ghiacciato alla perfezione. Ne sono nate più che mai indimenticabili avventure su salite effimere, vie nuove e ripetizioni; abbiamo notato un via vai sui canali che non avevamo mai visto, tantissimi appassionati che si sono goduti un Appennino più bello che mai, una vera e propria “Appenninomania” che naturalmente ha contagiato anche noi Alpinisti del Lambrusco.
Con queste parole non voglio fare alcun bilancio di un inverno alpinistico che, per quanto ne dica il calendario, non è affatto finito, ma piuttosto introdurre il piccolo racconto di una grande giornata spesa su alcune delle linee più belle del Lago Santo; a dire la verità potrebbero introdurre tante giornate di questo bellissimo inverno, ma questa mi è sembrata particolarmente grande.
Grande innanzitutto perché è un mercoledì, e non lo avrei certo passato al freddo del  Monte Giovo se non avessi saputo di tutto quel ghiaccio, freddo e sole, un vero jolly giocato al meglio. Grande perché, nell'aria tersa delle mie montagne preferite, ho concretizzato alcuni sogni che da alcuni anni tenevo nel cassetto. Piccoli sogni, per carità, ma grandi o piccoli che siano, concretizzarli appieno è una roba che ti riempie il cuore. Grande anche per l’amicizia che, ben prima e ben oltre una corda, mi lega al mio compagno che non solo condivide sveglie nel cuore della notte e fatiche della scalata, ma quegli stessi sogni così forti da riempire i nostri pensieri.


Mercoledì 8 marzo 2017, il crepuscolo ci coglie oltre il Lago Baccio mentre stiamo già risalendo la conoide; davanti a noi una muraglia apparentemente inespugnabile, solcata da una sottile ma continua striscia bianca, in mezzo ad un piccolo anfiteatro di roccia. Ci siamo!

Impossibile non notare quella linea percorrendo la valle del Baccio. Si trova a metà strada tra la Grotta Rosa e l’Altaretto, dove la fascia rocciosa è più verticale e imponente, in un tratto alto quasi 150 metri di strapiombi con ben pochi punti deboli. Un canaletto sembra quasi fare un tentativo di solcare la parete, ma si ferma ben presto in un antro sempre più ripido e chiuso, perfino aggettante in alto. Nelle condizioni migliori, ad esempio di ritorno dall'apertura di Viva Rotari al Rondinaio, abbiamo potuto osservare una piccola stalattite pendente verso il vuoto dalla sua sommità, continuando non senza interruzioni in un’effimera colatina. Non porta in vetta a un bel niente, ma è davvero una direttiva logica e attraente. Col passare degli inverni e negli innumerevoli passaggi da quelle parti ho sempre sbirciato quella linea, spesso completamente secca o appena sporca di un bianco di chissà che qualità, fantasticando una sua salita. Anche Edo, notando l’estetica e la logicità della linea, si è innamorato di quel sogno di ghiaccio. Sentivamo che quest’anno poteva essere quello buono: l’esperienza maturata sul terreno appenninico ci ha convinto e appena si sarebbero presentate le condizioni avremmo tentato quella che per noi ormai era semplicemente la “Magic Line”.
Alla primissima nevicata novembrina accorriamo Lago Santo per sbirciare la nostra linea da vicino, consapevoli che non sarebbe stato un serio tentativo, ma intanto lasciamo una sosta alla base; vediamo qualche candelotto in alto, ma dovremo pazientare ancora molto. I successivi sono mesi di attesa in cui, nonostante il freddo, il secco la fa da padrone. Finalmente a fine gennaio inizia questo inverno fantastico: con condizioni sempre migliori effettuiamo belle gite e più volte intravediamo la “Magic Line”, a volte sembra quasi fattibile e ben ghiacciata!
Non siamo però gli unici a notare la linea: una cordata di liguri in trasferta in Appennino, dopo aver risolto al primo colpo una direttissima alla nordest del Rondinaio, è subito contagiata dalla sottile colata che diventa un chiodo fisso anche per loro. Ritornano la domenica successiva e in qualche modo la salgono. Il caldo ha ormai cotto e scollato il poco ghiaccio e ai tre servirà grande determinazione, coraggio e bravura per salire sezioni di roccia pessima e verticale: la via è loro e la battezzano “Ghiaccio ad ogni costo”.

La nostra grande giornata è appena cominciata: montiamo i ramponi e ci avviciniamo alla colata; così in forma non l’avevamo mai vista. Eravamo concordi che per noi non dovesse affatto essere “ad ogni costo”, pronti a lasciar perdere se le condizioni non fossero eccellenti, ma ora sembra tutto talmente perfetto che ogni dubbio si dissolve. Armati fino ai denti, montiamo una sosta un po’ più in alto, alla base di un risalto verticale. Parto io per il primo tiro mentre il primo sole infuoca la parete; il ghiaccio è perfetto, alternato a neve compatta e durissima, la progressione è sicura anche se faticosa per la verticalità. Percorro 40 metri su pendenze mai inferiori ai 75°, protetto soltanto da un warthog e da un buon chiodo; arrivato alla nicchia sosto su due friend e recupero Edo. La goduria in queste condizioni è al massimo e assaporiamo a fondo ogni metro della salita.
Ora tocca al giovane Edo superare il passo chiave con il secondo tiro. Con agilità si destreggia oltre alcuni pendagli di ghiaccio sulla colata leggermente strapiombante. Superati questi pochi metri scompare alla mia vista, poi la corda scorre più veloce, segno che le pendenze sono diminuite, fino ad arrestarsi alla sua fine. Smontando la sosta mi do un’ultima occhiata intorno, immerso in questa verticalità ghiacciata; in basso la valle inizia a popolarsi di qualche sciatore diretto al Rondinaio. Un attimo dopo mi ritrovo appeso alle picche, cercando di sbrigarmi per non cuocermi del tutto le braccia, e in pochi passaggi sono di nuovo su terreno appoggiato, ancora su ottimo ghiaccio, e poi in cresta a stringere la mano a Edo. Siamo euforici e su di giri, come se avessimo aperto una nuova via! Sono forse stati i metri più duri, belli e sognati che abbiamo mai percorso in Appennino, pienamente all'altezza delle aspettative, tutto grazie a queste super condizioni!

Come solito quando troviamo simili condizioni non perdiamo tempo in festeggiamenti, facciamo su la corda e ci lanciamo verso nuovi obiettivi: la giornata è ancora lunga!



Via "Ghiaccio ad ogni costo"; D. Damato, G. Carabelli, A. Biffignandi, 26/02/2017. Relazione tecnica a cura degli apritori



...Continua...



Edo alla base della colata, alla ricerca di un punto di sosta

La magia dell'alba... si parte!



Il primo tiro dal basso...



...e dall'alto



Edo danza sui ghiaccioli

La foto corretta e raddrizzata, oltre la verticale!



Già fatto!?



Nessun commento:

Posta un commento