Il nostro viaggio inizia decisamente col piede sbagliato: arrivati ad Oslo perdiamo il treno notturno diretto al nord; siamo così costretti a passare una giornata in aeroporto. Ne approfittiamo per raggiungere un supermercato e comprare le ultimissime cose da mettere nello zaino, che ora pesa 27 kg.
Durante il viaggio di 17 ore verso Fauske, siamo un po’ tesi per la dose di ignoto a cui andiamo incontro, ma certi di aver preparato tutto al meglio e felicissimi per un sogno che si sta realizzando.
Arrivati al mattino, percorriamo in autostop i 30 km che ci separano dal punto di partenza vero e proprio.
A mezzogiorno imbocchiamo il sentiero, che presto entra nel Rago National Park, salendo velocemente nel bosco poi, in montagne rocciose e schiacciate, su immensi lastroni granitici resi lisci dai ghiacci, disseminati di massi erratici e laghetti cristallini. Sostiamo a Storskogdelen, un’imponente cascata che da un grande lago, perfetto specchio d’acqua, si tuffa per 200 m nella suggestiva valle sottostante. Fa molto caldo, camminare con quel carico sotto il sole è una faticaccia: non riusciamo a fare più di 2 km all’ora. Alla fine della prima giornata di cammino siamo distrutti, il mio morale è basso e temo di riuscire ad andare poco lontano con tutto quel peso; ma poco alla volta andrà meglio, gli zaini si alleggeriranno e il corpo si abituerà alla fatica.
Il giorno successivo è coperto e quando ripartiamo pioviggina, ma a tratti più tardi si farà rivedere il sole. Passiamo da Ragohytta, un bivacco splendido a quasi 20 km dalla civiltà. Incontriamo un ragazzo tedesco che ci da importanti consigli per il nostro itinerario nel Padjelanta. Proseguendo, a breve incontriamo il confine, dove il finiscono sia il parco norvegese che la sicurezza del sentiero.
Le imponenti cascate e il bellissimo lago Litlverivatnet da cui nascono
Ragohytta, un piccolo rifugio che sembra uno chalet di lusso
L’ambiente roccioso del parco e alcuni lontani picchi norvegesi in direzione ovest
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