DISLIVELLO SALITA: 1150 m
DISLIVELLO DISCESA: 2700 m
TEMPO COMPLESSIVO: 12/14 ore
DIFFICOLTA': AD+
Prenottare al Rif. Durier è un'esperienza particolare anche per chi è abituato ai rifugi. E' piccolo e spartano, ovviamente senza servizi igenici e riscaldamento. E' frequentato sopratutto dalle guide alpine che accompagnano i loro clienti sulla cresta di Bionnssay. E' anche il nostro obbiettivo e rappresenta, sicuramente, la parte pIù spettacolare del giro, ma anche la più difficile e la più pericolosa. Le difficoltà si concentrano in salita in tratto roccioso di circa 200 m con difficoltà sino al IV° e nell'affilata cresta di ghiacccio da affrontare in discesa. Alle 02.45 siamo la 2° cordata a partire (in tutto siamo 6). La prima parte di cresta alterna tratti di roccia a tratti su neve, e la risaliamo velocemente in conserva. A circa 3700 m ci troviamo a costeggiare una ripida parete di roccia, le traccie sulla neve improvvisamente scompaiono, mi trovo un attimo disorientato, spiazzato, realizzo che la via prosegue in verticale. Alzo lo sguardo, la luce della frontale illumina la scura parete dalla curiosa conformazione a lame che si innalza in maniera netta e decisa, quasi minacciosa. Gli evidenti segni dei ramponi sulla roccia ci tolgono ogni dubbio: dobbiamo salire da qua. Il primo tiro presenta già passaggi di IV°, è piena notte, arrampichiamo con i ramponi, con 17 Kg sulle spalle, con i guanti e fa freddo. Joe ha un attimo di esitazione sul primo passaggio, poi supera una sporgenza a fatica imprecando, e scompare alla vista. Poco più in alto, scorgo le luci frontali di una cordata impegnata su un diedro verticale che apparentemente mi pare insuperabile. Passano alcuni istanti dove prevale la paura. Lungo la via non vi è nessun punto di ancoraggio fisso ed è tutta da attrezzare con cordini e friend, nel caso ci dovessimo bloccare sarebbe un vero problema scendere. La motivazione psicologica il più delle volte, in montagna, fa la differenza, siamo entrambi decisi a salire, ci concentriamo sui movimenti, la conformazione della roccia a lame permette ottime prese per le mani, e con i ramponi ai piedi riusciamo a sfruttare anche la più piccola cavità nella roccia. Ci alterniamo nei tiri, la via prosegue sempre molto esposta e sostenuta sino al pendio glaciale che conduce in sommità. L'arrivo in vetta alla Bionnassay, è il momento più magico della nostra giovane esperienza alpinistica. La cima è spaziale, è una lama di neve e ghiaccio di rara bellezza. Pianto la piccozza, mi assicuro, ed in bilico sulle punte dei ramponi sono costretto ad ancorare lo zaino per poter tirar fuori la bottiglia d'acqua e bere. Sono circa le 07.30 quando partiamo per affrontare l'affilata cresta nevosa della Bionnassay, il tratto più estetico, più bello, ma il più pericoloso della traversata. Fortunatamente le condizioni della neve sulla cresta sono ottime, e contrariamente alle previsioni il vento è debole. Le foto descrivono meglio di qualunque parola la bellezza di questo tratto, l'errore non è ammesso. Per non deconcentrarci, lungo il tratto più affilato, non scattiamo nemmeno una fotografia. Giunti alla depressione del Col de Bionnassay risaliamo, sempre su cresta nevosa, in direzione del Dòme de Goùter. Il Giampa in questo tratto è vistosamente affaticato, gli utimi 100 metri verso la vetta sono un calvario. La vetta del Bianco è davanti a noi, ma si sa c'è anche la discesa, ed a malincuore non completiamo l'ultimo tassello della "traverseè Imperiale". Comunque soddisfatti scendiamo al Rif. del Goùter lungo la facile via normale francese al M. Bianco. Da qui ci aspettano ancora 1500 m di discesa lungo uno dei percorsi più pericolosi e mortali delle alpi: il Grd Couloir. Si tratta di un sentiero scosceso tra sfasciumi di roccia percorso da migliaia di Alpinisti/escursionisti. La pericolosità consiste nel fatto che la gente reciprocamente si tira in testa i massi. Capita anche a noi e nella sfortuna siamo miracolati quando schiviamo per pochi cm un masso dal diametro di quasi 1 m!! Il trenino a cremagliera che ci doveva agevolare la discesa è stato chiuso qualche giorno fa, proseguiamo quindi prima a piedi poi una telecabina ci porta a valle. Sono circa le 17.00 quando a Les Houches realizziamo che ci separano dalla macchian più di 20 Km. Tornare a Les Contamines è un'altra vera avventura, dopo treno, autobus, atostop e tratti a piedi arriviamo ai prati di Les Contamines dopo le 20.00. Sono passate quasi 18 ore dalla colazione consumata al Rif. Durier, ma abbiamo ancora tempo per, lavarci in una fontana e come se niente fosse entare in un bel ristorante per una fonduta di formaggio ed una bottigia di vino! Ubriachi più di stanchezza che di vino piantiamo la tanda e ci infiliamo nei sacchi a pelo, poi scende un diluvio universale,..ma non importa, ormai ci sentiamo al sicuro e ci addormentiamo profondamente...
DISLIVELLO DISCESA: 2700 m
TEMPO COMPLESSIVO: 12/14 ore
DIFFICOLTA': AD+
Prenottare al Rif. Durier è un'esperienza particolare anche per chi è abituato ai rifugi. E' piccolo e spartano, ovviamente senza servizi igenici e riscaldamento. E' frequentato sopratutto dalle guide alpine che accompagnano i loro clienti sulla cresta di Bionnssay. E' anche il nostro obbiettivo e rappresenta, sicuramente, la parte pIù spettacolare del giro, ma anche la più difficile e la più pericolosa. Le difficoltà si concentrano in salita in tratto roccioso di circa 200 m con difficoltà sino al IV° e nell'affilata cresta di ghiacccio da affrontare in discesa. Alle 02.45 siamo la 2° cordata a partire (in tutto siamo 6). La prima parte di cresta alterna tratti di roccia a tratti su neve, e la risaliamo velocemente in conserva. A circa 3700 m ci troviamo a costeggiare una ripida parete di roccia, le traccie sulla neve improvvisamente scompaiono, mi trovo un attimo disorientato, spiazzato, realizzo che la via prosegue in verticale. Alzo lo sguardo, la luce della frontale illumina la scura parete dalla curiosa conformazione a lame che si innalza in maniera netta e decisa, quasi minacciosa. Gli evidenti segni dei ramponi sulla roccia ci tolgono ogni dubbio: dobbiamo salire da qua. Il primo tiro presenta già passaggi di IV°, è piena notte, arrampichiamo con i ramponi, con 17 Kg sulle spalle, con i guanti e fa freddo. Joe ha un attimo di esitazione sul primo passaggio, poi supera una sporgenza a fatica imprecando, e scompare alla vista. Poco più in alto, scorgo le luci frontali di una cordata impegnata su un diedro verticale che apparentemente mi pare insuperabile. Passano alcuni istanti dove prevale la paura. Lungo la via non vi è nessun punto di ancoraggio fisso ed è tutta da attrezzare con cordini e friend, nel caso ci dovessimo bloccare sarebbe un vero problema scendere. La motivazione psicologica il più delle volte, in montagna, fa la differenza, siamo entrambi decisi a salire, ci concentriamo sui movimenti, la conformazione della roccia a lame permette ottime prese per le mani, e con i ramponi ai piedi riusciamo a sfruttare anche la più piccola cavità nella roccia. Ci alterniamo nei tiri, la via prosegue sempre molto esposta e sostenuta sino al pendio glaciale che conduce in sommità. L'arrivo in vetta alla Bionnassay, è il momento più magico della nostra giovane esperienza alpinistica. La cima è spaziale, è una lama di neve e ghiaccio di rara bellezza. Pianto la piccozza, mi assicuro, ed in bilico sulle punte dei ramponi sono costretto ad ancorare lo zaino per poter tirar fuori la bottiglia d'acqua e bere. Sono circa le 07.30 quando partiamo per affrontare l'affilata cresta nevosa della Bionnassay, il tratto più estetico, più bello, ma il più pericoloso della traversata. Fortunatamente le condizioni della neve sulla cresta sono ottime, e contrariamente alle previsioni il vento è debole. Le foto descrivono meglio di qualunque parola la bellezza di questo tratto, l'errore non è ammesso. Per non deconcentrarci, lungo il tratto più affilato, non scattiamo nemmeno una fotografia. Giunti alla depressione del Col de Bionnassay risaliamo, sempre su cresta nevosa, in direzione del Dòme de Goùter. Il Giampa in questo tratto è vistosamente affaticato, gli utimi 100 metri verso la vetta sono un calvario. La vetta del Bianco è davanti a noi, ma si sa c'è anche la discesa, ed a malincuore non completiamo l'ultimo tassello della "traverseè Imperiale". Comunque soddisfatti scendiamo al Rif. del Goùter lungo la facile via normale francese al M. Bianco. Da qui ci aspettano ancora 1500 m di discesa lungo uno dei percorsi più pericolosi e mortali delle alpi: il Grd Couloir. Si tratta di un sentiero scosceso tra sfasciumi di roccia percorso da migliaia di Alpinisti/escursionisti. La pericolosità consiste nel fatto che la gente reciprocamente si tira in testa i massi. Capita anche a noi e nella sfortuna siamo miracolati quando schiviamo per pochi cm un masso dal diametro di quasi 1 m!! Il trenino a cremagliera che ci doveva agevolare la discesa è stato chiuso qualche giorno fa, proseguiamo quindi prima a piedi poi una telecabina ci porta a valle. Sono circa le 17.00 quando a Les Houches realizziamo che ci separano dalla macchian più di 20 Km. Tornare a Les Contamines è un'altra vera avventura, dopo treno, autobus, atostop e tratti a piedi arriviamo ai prati di Les Contamines dopo le 20.00. Sono passate quasi 18 ore dalla colazione consumata al Rif. Durier, ma abbiamo ancora tempo per, lavarci in una fontana e come se niente fosse entare in un bel ristorante per una fonduta di formaggio ed una bottigia di vino! Ubriachi più di stanchezza che di vino piantiamo la tanda e ci infiliamo nei sacchi a pelo, poi scende un diluvio universale,..ma non importa, ormai ci sentiamo al sicuro e ci addormentiamo profondamente...
In discesa lungo la cresta est
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Gli sfasciumi del Grd Couloir, che portano al Rif. del Goùter sono il percorso più pericoloso e mortale della Alpi
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Mamma mia!!
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