Proprio dalla base del Dolo, a pochi metri dall'attacco della ferrata, parte la Via della Spada (max VI+).
Sulla strada, però, al tramonto, sentiamo il richiamo ben noto di una nostra vecchia conoscenza: la Pietra! Presi da un irrefrenabile desiderio di toccare le sue morbide pareti, deviamo per Campo Pianelli, e, in piena notte, attacchiamo lo Spigolo di Fontana Cornia. La via è stupenda di giorno, ma il fatto di percorrerla di notte le dona un fascino inusitato: il compagno, sullo spigolo, sembra aggrappato ai lembi del lenzuolo buio del cielo notturno; i suoi piedi si conficcano come ramponi nel duro blu scuro della roccia. I confini tra questa e la volta stellata sono svelati a tratti dalle luci delle frontali, a tratti dai bagliori del disco lunare. Il freddo è pungente e la mani hanno bisogno di continue sollecitazioni. In poco meno di due ore siamo in vetta, da cui discendiamo presto per dirigersi verso l'Appennino e il Dolo.
La via della Spada è lunga 120 metri ed è attrezzata completamente a spit. Sono necessari almeno una dozzina di rinvii, qualcuno molto lungo se si vogliono concatenare il terzo e il quarto tiro (come abbiamo fatto noi, che in tutto abbiamo abbiamo percorso la via in tre tiri).
La via parte con un diedro marcio di IV per poi percorrere una bella fessura diagonale di V (dopo il crollo del 2013, questa parte è risultata più impegnativa rispetto alle precedenti relazioni). Anche qui abbiamo preferito unire il primo al secondo tiro, senza particolari ostacoli. Prima sosta scomoda. Secondo tiro: sempre di V nella prima parte, diventa poi decisamente più facile, anche se bisogna stare attenti all'attrito (oppure sostare a metà e spezzare il tiro in due parti). L'ultimo tiro (anche qui, alcune relazioni danno due tiri, uno di 25 m, VI+, l'ultimo di 10 m, III; noi abbiamo preferito unirli, senza problemi d'attrito) è decisamente bello. Il passaggio di VI+ (il resto V+/VI) si può evitare strisciando nel camino finale.
Via decisamente consigliabile! Notare che, a causa delle particolari condizioni della parete, non di rado soggetta a crolli, non è da considerare una via sportiva. Nonostante gli spit, infatti, la via mostra quasi tutte le caratteristiche di una via alpinistica.
Ultimo commento: l'ultimo tratto di ferrata è decisamente ridicolo! Tagliare degli alberi e bucare pesantemente la roccia per fare due passi su un sasso a pochi metri dal terreno è un'operazione di deturpamento ambientale e basta, che non ammette scusanti. Peccato.
Il nostro bivacco
Maestosa, la parete si mostra tra gli alberi del bosco
Il Dolo: fortunatamente non occorre guadarlo!
Primo (e secondo) tiro. A sx di Edo il giallo lasciato dal crollo
Terzo (e nostro ultimo) tiro
Edo a pochi passi dal passaggio chiave
Freddo e soddisfazione
Edo sulla "pericolosissima" cresta ( "per fortuna" attrezzata :-( )
La valle del Dolo
Un vero poeta
RispondiEliminaBella descrizione. Belle anche le foto. Ho fatto la via della lama prima della costruzione della ferrata. Era veramente splendida.poi sono andato a fare la ferrata e aimè devo ammettere che hanno sbagliato.inglobare con un mare di ferro la parte finale della via é assurdo.peccato. Pero' vorrei fare questa via. E vi chiedo se parte sulla parete dove inizia anche la ferrata. E se secondo voi e fattibile in questo periodo.ciao e grazie.Giovanni
RispondiEliminaCiao Giovanni, la via attacca proprio dal lato della ferrata, sulla sx. Quando l'abbiamo percorsa c'era una targhetta alla base con scritto "Crollo".
EliminaSon d'accordo per quanto riguarda la ferrata.
Ciao, Edo