"Ricordatelo ben. Se rampega prima cola testa, pò coi pei e sol ala fìn cole man!"
Ogni alpinista è inevitabilmente associato ad una montagna, o ad un gruppo montuoso. Vuoi per le sue imprese in quel luogo, vuoi per la quantità di vita che ha dedicato ad un pezzo di terra, quando si pensa all’uomo scalatore subito appare anche l’immagine di una cima o di una parete ben definita. Questo è più che mai vero nel caso di Bruno Detassis, il Custode del Brenta. Nato nel 1910 a Trento da una famiglia di ceto modesto, inizia ad arrampicare da ragazzo, sulle rocce dei monti di casa come la Paganella o il Brenta, che poi non abbandonerà più per tutta la vita. La prima salita di rilievo in Brenta è del 1933, una linea diretta sulla nord di Cima Tosa effettuata con Ettore Castiglioni, compagno di molte ascensioni. Nel 1934 supera la nord est della Brenta Alta attraverso un itinerario con difficoltà di sesto superiore su questa fantastica muraglia. Nel 1935 diventa guida alpina e nello stesso anno realizza quella che forse è il suo grande capolavoro nel gruppo di Brenta: sulla immensa parete nord del Crozzon di Brenta sale con Enrico Giordani la Via delle Guide, un estetico itinerario di 800 metri che ancora oggi è banco di prova per tutti gli alpinisti. Sempre con Giordani l’anno dopo supera la vertiginosa parete del Croz dell’Altissimo tracciando una via di quasi 1000 metri con scarsissime protezioni. Intanto nel corso degli anni ’30 Bruno Detassis era diventato anche maestro di sci e aveva incontrato la futura moglie Nella, anch’essa sciatrice impegnata nella squadra azzurra. Dopo gli anni di prigionia in un lager tedesco (1943-1945) ritorna tra le sue montagne del Brenta e nel 1949 prende in gestione il rifugio Brentei, di cui sarà alla guida per quasi quarant’anni , prima con la moglie e poi con i figli. Detassis non è mai stato un personaggio da spettacolo, non amava le autocelebrazioni ma la sobrietà. Da tutti era stimato per la grande umanità che lo ha sempre contraddistinto e per la grande saggezza appresa dalla montagna. Fino agli anni della vecchiaia chiunque passava dal suo rifugio non poteva far altro che attingere dai suoi preziosi consigli su quelle pareti che tanto amava e che conosceva così bene. Nel 1956 compì un’altra grande impresa, infatti tra i mesi di Marzo e Maggio effettuò la prima traversata integrale delle Alpi con gli sci. Nel 1957-58 capitanò la prima spedizione trentina in Patagonia, con l’ ambizioso obiettivo di salire il Cerro Torre. Dopo diversi giorni sotto il versante est, Detassis giudica la montagna troppo pericolosa e chiude il tentativo. Negli anni a venire continua la sua attività di guida alpina sul Brenta ma anche in altri gruppi alpini. Sulle Alpi apre circa 200 vie nuove di cui 80 tra le sole montagne del Brenta. Intensa fu anche la sua attività di soccorritore che gli valse parecchi riconoscimenti ufficiali. Negli anni ’50 aveva contribuito anche alla realizzazione della via delle Bocchette, un percorso tra sentieri e cenge rocciose che conduce l’escursionista esperto nel cuore del gruppo e che venne inaugurato nel 1954 con la successiva popolarità che mantiene tutt’oggi. Nel 1988, a 78 anni compie la sua ultima ascensione (di oltre 180!) al Campanile Basso per chiudere definitivamente l’attività alpinistica e quella di gestore del rifugio Brentei che lascia in eredità ai figli. Ancora in età avanzata continuò a salire tra le rocce del Brenta, donando informazioni e saggezze a chiunque l’avesse incontrato. L’8 Maggio del 2008, il custode del Brenta si spegne nella sua casa a Madonna di Campiglio lasciando però la sua anima nel cuore roccioso del Gruppo di Brenta, in immortali capolavori disegnati sulle sue pareti. Un padre dell’alpinismo Dolomitico!
Letture di approfondimento consigliate:
Bruno Detassis. Il custode del Brenta. di Fabrizio Torchio, Josef Espen, Donato Valentini, ed. CdA Vivalda 1995
Gigante della montagna. di Giuseppe Leonardi, ed. Rendena 1992
Bruno Detassis e le sue vie. di Omar Oprandi, ed. Idea Montagna 2010
zio caro ma sei proprio un filosofo....
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