domenica 30 gennaio 2011

Bivacco G.Messner, esplorazione invernale dell'Hochferner

L'Hochferner (3470 m) è la cima più settentrinale del Gruppo del Gran Pilastro. La sua parete Nord sprofonda con due impressionanti canaloni ghiacciati e seraccati sulla testata della Val di Vizze ove sorge il Bivacco G.Messner (2430 m). La posizione è splendida, ed è molto interessante dal punto di vista Alpinistico, d'altronde è il luogo che R. Messner ha scelto per dedicare il Bivacco a suo Fratello Gunther! Partiamo sabato sera con l'idea folle di salire il canalone centrale ghiacciato dell' Hochferner. Lavvicinamento al Bivacco, partendo dal paese, è lungo e faticoso ed il buio impenetrabile ci permette una visibilità molto limitata. Impieghiamo quasi 5 ore tracciando il percorso sulla neve con grande intuito. Sono le 02.30 di notte quando chiudiamo i sacchi a pelo con una temperatura interna che sfiora i -10. La sveglia alle 08.30 del mattino non è quella da grandi salite, la giornata però è ottima. Accantonata l'idea di attaccare la parete Nord, saliamo sino ai 2850 m della forcella di Gries, spartiacque tra Italia ed Austria ed ottimo punto Panoramico. Abbiamo tempo anche per toccare con mano le condizioni della parete Nord. Saliamo i primi 100 m del canalone ghiacciato Griesferner tra torri di ghiaccio reso duro e spaccoso dal freddo. E' una progressione divertente e sicura vista l'ottima presa delle viti sul ghiaccio. Realizziamo quindi che l'idea di salire questa parete Nord in pieno inverno non è poi così folle! Scendiamo al tramonto con una splendida ciaspolata in un mare di neve vergine. Che fortuna!! Per 24 h la valle è stata tutta per noi!! Splendida uscita, magari povera di cime e gradi alpinistici, ma ricca di splendidi panorami invernali e belle sensazioni vissute a stretto contatto con la montagna.

LA PARETE NORD DELL'HOCHFERNER E' STATA POI SALITA DAGLI ALPINISTIDELLAMBRUSCO 3 MESI DOPO


Versione invernale ed estiva del massiccio dell'Hochferner con evidenziate le possibilile vie di salita

Il Bivacco Gunther Messner situato proprio sotto alle seraccate dell'Hochferner

Parete nord del Griesferner

Parete nord dell'Hochferner

Panorama Tirolese dalla Forcella di Gries

Le torri di ghiaccio del Grisferner con evidenziati i primi tiri saliti

testata della Val di Vizze

solitudine bianca






sabato 29 gennaio 2011

Esplorando Bismantova: la Via degli Svizzeri

In una caldissima ed assolata giornata di metà gennaio decidiamo di esplorare uno storico e a torto dimenticato itinerario: la via degli Svizzeri, la prima mai salita a Bismantova, un'impresa portata a termine in solitaria da Carlo Voltolini il 20 settembre 1922.

La situazione di abbandono e di incuria in cui ci aspettiamo di trovare la via aggiunge quel pizzico di avventura che siamo ormai abituati a ricercare anche nelle ben note pareti della Pietra.


Riscopriamo così un bellissimo itinerario, dall'arrampicata non difficile e divertente (le difficoltà non superano mai il IV grado). La roccia è più solida del previsto, nonostante nei tratti più facili e appoggiati siano presenti un'infinità di pietre pronte a cadere: occorre fare moltissima attenzione! La vegetazione è in alcuni punti una presenza invadente e ci siamo soffermati a togliere parecchi rovi dalla via.
Le protezioni presenti (alcune piastrine e chiodi ma soprattutto anelli filo di ferro cementati) sono insufficienti e di dubbia tenuta, per una ripetizione occorre quindi integrare con protezioni mobili (utilissimi i nuovi tricams!).

L'attacco è alla dx del settore “gare vecchie”: con il primo breve tiro ben attrezzato si sale per una fessura sull'avancorpo che delimita il settore fino ad uno spiazzo con un anello di filone su cui fare sosta. Poi, seguendo un insieme di fessure fino ad una piastrina dove si piega a dx, si rimonta su di un terrazzino dove si può sostare su tre chiodi arrugginiti. Consiglio di proseguire facilmente per una decina di metri fino ad una sosta con catena posta sul limite destro del Giorgione.

Da qui occorre scendere di alcuni metri fino ad una cengia erbosa da percorrere verso dx. La via originale prosegue ancora più a dx ma sembra invasa dagli arbusti; saliamo quindi una variante che attraverso uno stretto camino dalla roccia solida e difficilmente proteggibile ci conduce sulla cima del Giorgione (spit). Ci caliamo per alcuni metri fino alla sosta su di un albero della variante, più frequentata, proveniente della Forcella della Madonnina, dalla quale traversiamo verso dx attraverso la stretta spaccatura che divide il Giorgione dalla parete. Da qui occorre discendere per qualche metro su erba, affrontare un traverso improteggibile verso dx su roccia bagnata e instabile e risalire alla vicina sosta in corrispondenza di un grosso tronco ritorto.

Proseguire per una rampa/diedro che sale sopra il tronco (alcuni alberelli) fino a raggiungere grazie ad una fessura appigliata (il Francobollo) un'eventuale sosta (chiodi, clessidra) in corrispondenza del limite sx dell'imponente tetto che domina la parete. Salire ancora per facile camino (alcune protezioni) fino al pianoro sommitale.



Due immagini che mostrano il contorto tracciato della via (dal parcheggio e dal piazzale dell'Eremo)

L'attacco e il secondo tiro della via

Dalla seconda sosta si mostra il grande tetto in tutta la sua imponenza.

Il delicato traverso nel mezzo della via, evitabile seguendo fedelmente l'itinerario originale


Il facile camino, ormai alla fine della via

domenica 23 gennaio 2011

Piccole Dolomiti_Vaji a ripetizione sul M. Zevola



Finalmente riusciamo ad esplorare i Vaji delle piccole Dolomiti. Vajo è un termine locale con cui si intende un canalone ripido e incuneato tra i contarafforti delle pareti i quali si prestano molto bene ad essere risaliti in inverno con attrezzatura da ghiaccio. Sono l'equivalente dei nostri canali appenninici, solo un pò più lunghi! La loro scoperta è piuttosto recente ed è venuta alla luce grazie ad un assiduo frequentatore dal nome Tarcisio Bellò.
Optiamo per il versante Nord del M. Zevola la cui parete è solcata da numerose linee di varia difficoltà che hanno come punto di partenza e di appoggio il Rif. Battisti alla Gazza. Ci incamminiamo quando ancora è buio e si intuisce subito che le condizioni della neve sono perfette. Puntiamo subito al Vajo del Mino e risaliamo tutta la parete del M. Zevola con pendenze massime di 60°. Giunti in cresta siamo attirati da Vaji (non relazionati) che risalgono in linea diretta l'anticima del M. Zevola e ci buttiamo a capofitto. Sono 150 m bellissimi con ottima neve dura e pendenze sino a 70° all'uscita.
Il 3° canale di giornata è una parete che precipita a picco sul Vajo dell'Acqua e la attacchiamo quasi d'istinto. Si tratta di 120 m con pendenze sino a 80° che ci impegnano non poco. La 2° sosta attrezzata da Barba con sapiente Maestria ha del leggendario. "...Siamo in due in sosta su un pendio a 70° in equilibrio instabile ed infreddoliti attendiamo di essere recuperati. Il capocordata è salito ed è ormai lontano, la lunghezza della corda è esaurita ed è impossibile cumunicare. Una leggera tensione della corda mi suggerisce di partire, scavalco un contrafforte ad oltre 80° di pendenza domandandomi dove e come sia posizionato il capocordata. Alzo lo sguardo incredulo quando, 30 m sopra di mè Barba sta manovrando le corde praticamente appeso a due corpi morti conficcati perfettamente nella neve. Lo scavalco sorridendo e fatico non poco per superare la cornice di neve e ghiaccio che mi permette di guadagnare il pianoro sommitale. .."Siamo prossimi al tramonto e gli unici rimasti sulla montagna, ridiscendiamo tutto il Vajo dell'Acqua ed arriviamo alla macchina con le frontali accese, così come era inziata, solo un pò più stanchi, più affamati e più felici..."

Versione estiva del M. Zevola con i principali Vaji che solcano la parete Nord. Sotto il tracciato di giornata seguito, con evidenziati i tre canali saliti:

1: Vajo del Mino 550 m AD+ max 60° un passaggio di IV evitabile
2: Vajo diretto all'anticima del M. zevola 150 m AD+ max 70° all'uscita
3: 120 m D sino a 75°

lungo il vajo del Mino

il tracciato del 2° canale

uscita in cresta

In vetta al M. Zevola 1976 m

Gruppo del Carega con camosci in primo piano

Il tracciato del 3° canale

la leggendaria sosta di Barba

Uscita su cornice



domenica 16 gennaio 2011

Alpe di Succiso_Parete Nord e cresta Integrale al M. Alto

Il calendario segna inesorabile il 16 di Gennaio, siamo nel pieno dell'inverno, ghiaccio e neve dovrebbero farla da padrone in montagna, ma non è così. Il caldo di questi ultimi giorni e la scarsità di neve ci tiene in ballo sino alla fine. Partiamo Sabato pomeriggio in 4 con destinazione Rif. Rio Pascolo nel Gruppo dell'Alpe di Succiso. Rimaniamo sorpresi dalla consistenza marmorea della neve, che comunque scarseggia ed è presente solo dai 1600 m in su e solamente nei pendii esposti a Nord. Passiamo una serata bellissima intorno al focolare mangiando, sorseggiando Lambrusco e divertendoci con nulla come bambini. Il cielo è stellato e le temperature sono miti per la stagione (-2). Al mattino saliamo la parete Nord dell'Alpe con linea diretta sino alla croce di vetta con ottimo ghiaccio e neve dura (AD dai 50 ai 60°) . Percorriamo poi integralmente la cresta che conduce in vetta al M. Alto. L'escursione termica è pazzesca ed in pieno sole a sud procediamo in maniche corte sull'erba. La cresta è bella, varia, aerea e panoramica, ma putroppo sembra di percorrerla nel mese di Maggio! Scendiamo alle sorgenti del secchia per un bel canalino incassato (40°) sul versante nord dell'anticima del M. Alto e con una lunga sgaloppata ritorniamo al P.sso della Scalucchia dopo 8.5 ore di marcia. Bella Avventura che ha acceso ancora di più la voglia e la curiosità di percorrere questo percorso nel cuore del vero inverno appenninico!!

Bivacco in truna per smaltire i fiaschi di lambrusco

In salita sulla Parete Nord dell'Alpe di Succiso

Le affilate creste che portano al Monte Alto

Sosta scrutando la possibile linea di discesa dalla cresta

Il bel canale di discesa

Disgelo prematuro alle sorgenti del Secchia

La squadra al completo!



spiccozzando allegramente a nord


vita da bivacco