Mentre risalivo con gli sci il Ghiacciaio dei Forni, mi osservavo intorno, non mi importava se ai piedi avevo un paio di ramponi, scarpette d'arrampicata, sci, scarpe da trail, o se fossi in sella ad una bicicletta, ma semplicemente mi bastava essere li.
Oggi diamo troppa importanza all'attrezzatura che utilizziamo per salire in montagna, il proliferare della tecnologia ha dato vita ad innumerevoli discipline e questo è sicuramente positivo perchè permette ad ognuno di trovare la propria dimensione per vivere la montagna, ma non dobbiamo farci dominare da questi artifici perchè rappresentano solo il "mezzo" e non il "fine".
Concentrarsi troppo sull'esercizio fisico o sul gesto tecnico può risultare sterile.
Il vero valore aggiunto della montagna è il suo ambiente.
Per il terzo anno consecutivo vediamo svanire i sogni scialpinistici ad Ovest. Dopo il predominio dell'alta pressione di fine aprile, nei primi giorni di Maggio irrompe la primavera con il suo carico di pioggia ed instabilità atmosferica. Dei nostri 3 giorni a disposizione solo domenica mattina sembra spendibile ed è così che con Paolo e Nick improvvisiamo all'ultimo momento una trasferta sul ghiacciaio dei Forni. Punta S. Matteo svetta imponente al centro dello splendido bacino glaciale ed il percorso che sale alla cima è uno dei percorsi scialpinistici più belli del Gruppo. Sabato raggiungiamo il Rif. Branca sotto un cielo grigio, ed uggioso. La neve è carica di umidità e le vette del bacino dei Forni sono inghiottite dalle nebbie che non acennano a diradarsi. L'accoglienza al rifugio è ottima e la cena abbondante, il forcing dei gestori è incontenibile ed è praticamente impossibile sottrarsi al bis di ogni portata. Domenica mattina la sveglia suona alle 5, il cielo è ancora nuvoloso ed il morale è basso. Ci mettiamo in marcia e con le prime luci dell'alba le nubi svaniscano ed un cielo terso ci dà il buongiorno. Inizialmente siamo gli unici a dirigerci verso il S. Matteo e risaliamo soli e spensierati le dolci ondulazioni del ghiacciaio ancora ben coperto dalla neve invernale godendo appieno dell'ambiente. Aggirato l'isolotto roccioso dell'Isola persa si apre un magnifico panorama sulla parete Nord del S. Matteo, da qui un ultimo ripido pendio ci consegna sulla passerella terminale che porta in cima.
Alle 9.30 siamo alla croce di vetta, è una splendida mattinata, e le cime del Gruppo Ortles-Cevedale ci abbracciano. I primi 500 m di discesa sono fantastici, i pendii a nord sono ancora in neve asciutta e goduriosa. In 5 minuti bruciamo 2 ore di salita. Sotto i 2800 m la neve si appesantisce ma tutto sommato è ancora ben sciabile viste le condizioni dei giorni precedenti. La parte bassa poco prima del Rifugio non è più sciabile ed impone qualche trasferimento a piedi. Poco dopo le 11 siamo di nuovo al Branca, trasferiamo gli sci nello zaino e ci incamminiamo lungo il sentiero estivo verso il parcheggio soddisfatti di questa bella trasferta.
il percorso visto dal Rif. Branca
Il Rif. Branca all'ora di cena
la mattinata è tersa
la fronte del ghiacciaio dei Forni
siamo soli
luci ed ombre
il lobo orientale della vedretta dei Forni
salendo
la triade: Ortles, piccolo Zebrù e gran Zebrù
Paolo
Nick
Giampi
La seraccata del S. Matteo
guardandosi intorno
sempre su
la Nord del S. Matteo
Monte Giumella
la passerella finale
I giganti del Trentino, Presanella e Adamello
l'arrivo euforico di Paolo
Punta S. Matteo 3678 m
e ora si scende
Paolo ski
Nick ski
Giampi ski
radler ski
Nessun commento:
Posta un commento