mercoledì 15 ottobre 2014

Amarcord Bismantova

Ci voleva proprio la passione che Matteo ha per l'arenaria della Pietra per organizzare un fine settimana del genere! Da grande appassionato di storia dell'alpinismo e capillare conoscitore di Bismantova qual è, questo "balosso" è riuscito a radunare all'ombra dell'amata Pietra un paio di personaggi di tutto rispetto: Giancarlo Zuffa, forte arrampicatore e speleologo bolognese e Ginetto Montipó, il "local" per eccellenza. Due nomi che da soli sono bastati, tra gli anni Sessanta e Settanta, per tracciare la maggior parte delle salite della Pietra. 
Noi alpinistidellambrusco siamo onorati di aggregarci alla combriccola e di stringere così amicizie con vecchi e nuovi scalatori. Ginetto e Giancarlo non si vedevano da 40 anni, hanno una memoria di ferro e dispensano aneddoti e racconti a raffica: è un piacere ascoltarli e ancor di più arrampicare con loro.



Ginetto sul passaggio chiave della Pincelli-Brianti




Giancarlo è un irriducibile sostenitore della sicura a spalla!

Matteo e io tiriamo dritto sulla variante alta

Irrinunciabile foto di vetta


La sera, tra un piatto di tortelloni e un bicchiere di lambrusco, Ginetto ci descrive così l'itinerario da noi addocchiato per l'indomani e da lui aperto nel '71: "una bella linea, forse un po' sporca... non credo che nessuno sia mai tornato su di lì". Si tratta della Rampa della Sassaia, una via (giustamente) dimenticata sul lato nord della Pietra, poco oltre lo Spigolo di Fontana Cornia. E' senza dubbio l'itinerario perfetto per suggellare l'incontro tra Lambruscari e Sassbaloss!
Già dalla base si capisce dove ci stiamo andando a cacciare: la via non si intuisce nemmeno e si fatica a trovare un passaggio nel fitto bosco. Individuiamo l'attacco a naso e proviamo a salire in un sottobosco verticale, scavando gradini nello strato di terra e di erba, issandoci di ramo in frasca. Le nostre due cordate uniscono le forze vincendo ogni timore. Fissiamo la prima sosta su di un prosperoso albero; non abbiamo ancora toccato roccia! Da qui si apre la vista del diedro del secondo tiro da percorrere in dulfer, ma che dobbiamo raggiungere attraverso un'ulteriore arrampicata su erba, tra scariche di terra che accompagnano ogni movimento. Solo ora possiamo saggiare la qualità della roccia: pessima! Da questa a un tratto iniziano ad affiorare anche i chiodi a pressione di Ginetto, tanto arrugginiti quanto utili alla progressione (ma non molto rassicuranti!) in questo ambiente instabile: se massicciamente ripulito sarebbe forse un bel diedro, ma così è senza dubbio roba da squilibrati. Con grande abilità e sangue freddo, è Diego a chiudere la via, lui che oggi voleva arrampicare in falesia... 


Attenzione: la via è oggettivamente sconsigliabile e pericolosa. La chiodatura è scarsa e insicura, da integrare con friend e cordini. Abbiamo lasciato alcuni cordoni attorno agli alberi.


Marco all'attacco

Anche i rami più secchi sono appigli indispensabili

La sosta vista da sotto


Niccolò reduce da una pioggia di terra

Niccolo' sul secondo tiro: ancora vegetazione

Continue scariche di sottobosco

Finalmente affiora la roccia insieme a qualche chiodo a pressione




Il diedro finale

Alpinisti del Lambrusco, Predoni e Sassbaloss

3 commenti:

  1. che adunata e che ravanata!! Nick sembri un minatore nella foto...

    RispondiElimina
  2. Dopo che mi è scoppiata una mina tra i denti! Ahah, è stato divertente, tutto sommato! Mentre eravamo in parete c'era comunque molto allegria

    RispondiElimina
  3. Bellissima salita e ottima compagnia.
    Spero che Lambruscari, Predoni e Balossi avranno presto altre avventure insieme!!!
    Diego ed io credo torneremo in pietra per l'1-2 novembre.

    RispondiElimina