mercoledì 18 dicembre 2013

Daone_Ghiaccio in Val di Leno

 

 Il freddo di fine Novembre ci proietta  mentalmente in pieno inverno. Risaliamo speranziosi la Val Daone , dove le  possibilita' di ghiaccio sono tante. Optiamo per la Val di Leno, dove la relativa lontananza dalla strada ed il ripido sentiero necessario per raggiungerla le conferiscono un aspetto alquanto solitario. Man mano che saliamo il paesaggio cambia, il sentiero diventa sempre più innevato, le pendenze si addolciscono, siamo circandati da un bell'ambiente di montagna invernale. Giungiamo nei pressi di Malga Leno, bella costruzione in sasso e legno, con locale invernale sempre aperto, ben tenuto con caminetto e soppalco.  E' proprio sull'impervio pendio di fronte alla malga che si formano le colate di ghiaccio della Val di Leno, di solito in buone condizioni già ad inizio stagione grazie all'esposizione nord. Si tratta di cascate di medio-bassa difficoltà, giunti sul posto notiamo che molte sono ancora magre e non del tutto formate. La colata più gonfia è quella più a monte: si tratta di Proxima cigni. La risaliamo con 3 bei tiri di corda su buon ghiaccio. Attenzione al secondo tiro, in salita si arriva corti anche con corde da 60 m! Ridiscesi in corda doppia, risaliamo la bella candelina del "walzer della candela". In Val di Leno non ci sono salite blasonate, e "reportizzate", qui il piacere è per l'ambiente decisamente più montano e solitario rispetto ai dintorni della diga di Malga Boazzo,...buona la prima...

 L'uscita si riferisce a sabato 7 Dicembre 2013

 sopra: L'alta val di Leno verso il Circolo del Gelo 


il settore delle cascate più a monte della Val di Leno, da sinistra: Walzer della Candela, Calypso, Proxima Cigni

 passeggiando verso l'attacco

 
 la bella Malga Leno

  in uscita sulla prima lunghezza




 il secondo lunghissimo tiro


  
 contrasti





 
spiccozzando allegramente sul terzo tiro...




verticalità sul primo tiro di "Walzer della Candela"

la combricola della Val di Leno

il tracciato della cascata Proxima Cigni salita

sabato 7 dicembre 2013

Canale Segantini al Rondinaio


Sembra incredibile ritrovarsi per la seconda volta, in una giornata invernale dal caldo anomalo, a penare sul versante Sud Est del Rondinaio.

Eppure una combinazione di fattori mi ha riportato fin là, da solo, a seguire una riga intermittente di neve e ghiaccio in una parete secchissima. Alta pressione, aria secca e vento in questi giorni hanno ripulito i crinali, ma la neve nei versanti nord non è trasformata e lì di ghiaccio non ce n'è. Inoltre, durante il lungo avvicinamento notturno in ciaspole verso Foce Giovo, Freccia rinuncia per indisposizione. 

Dal Lago Santo, in circa due ore si costeggia il torrione del Rondinaio Lombardo e si raggiunge il passo di Foce Giovo. Seguendo la strada nel versante toscano si arriva alla base della parete e, in corrispondenza di un tornante, si lascia la strada per raggiungere disagevolmente il fondo del canale (1 ora da Foce Giovo, 1450 m circa). Si sale la prima metà del canale - oggi su neve tutto sommato compatta - fino ad una colata di ghiaccio sulla sx che permette di superare il difficile accesso al canale che prosegue oltre. Si può affrontare la breve colata verticale o aggirarla a sx salendo una rampa a 70°, poi si supera con atletico passaggio un masso incastrato e sormontato da pietrisco instabile (circa 30 m in tutto, consigliabile un tiro di corda). Da qui il canale si apre un po' restando sui 40/50° e punta dritto in vetta alternando nevai a tratti di misto erboso (3 ore alla vetta).

Una salita faticosa ed estenuante, ma sicuramente ricca di panorami e viste variegati, solitaria e interessante. Peccato per lo scarso innevamento che troppo spesso caratterizza il versante sud del nostro Appennino.


Il Rondinaio dal suo lato più bello

Il Rondinaio Lombardo e il suo canale Centrale


Alba a Foce Giovo

 Il versante sud ovest dell'Alpe Tre Potenze

 Il versante sud est del Rondinaio

 Nella parte bassa del canale



Il risalto, oggi sottile linea di ghiaccio, un paio di passaggi belli aerei.
 Il masso incastrato.



 Secchezza totale nella parte alta

 Una sbirciatina sulla verticale parete Nord Est


La maestosa muraglia che sovrasta il vallone del Lago Baccio. Sfilza di canali afflitti da carenza di neve e ghiaccio.

domenica 6 ottobre 2013

Bismantova, Gran Diedro Sud Est



Serviva un'infrasettimanale per un'avventura del genere, oltre che determinazione e la giusta ignoranza. Una via da tempo fra gli obiettivi, ma per un motivo o per l'altro finora mai percorsa da una cordata di lambruscari. Forse ad attrarci è la completa mancanza di informazioni recenti a riguardo, oppure le voci di incredibile friabilità delle rocce e la certezza dell'invasività dell'edera lungo il percorso.

Aperta nel '68 dalla cordata Zuffa-Viel-Montipò in arrampicata mista, il Gran Diedro Sud-Est, pur essendo una delle più facili vie della parete Est, è caduto in uno stato di abbandono che di certo non merita. È il grande diedro che delimita a destra il pilone giallo e sale sulla verticale del punto in cui il sentiero verso la ferrata passa sotto ad un masso; l'attacco è subito dopo l'uscita del buco e pochi metri prima della via Oppio.

La via, effettivamente, presenta tratti friabili e invasi dalla vegetazione, ma siamo certi che con adeguata pulizia possa tornare allo splendore: noi, nel poco tempo a disposizione, abbiamo solo iniziato i lavori, transennando il sentiero e buttando giù di tutto. Nel tiro invaso dall'edera ripuliti, in un'ora di lavoro, soltanto alcuni metri e riportata alla luce roccia abbastanza solida.
La chiodatura, seppur non proprio recente e talvolta da integrare, è abbastanza affidabile e composta da fix, chiodi a pressione nel tratto artificiale e piastrine alle soste.

L1: 40m. Salire una rampa sporca di muschio e inclinata verso sx (III) fino ad una zona gialla e ad un diedro strapiombante sulla sx (IV+), superato il quale si sosta tra i rovi sotto ad un grande strapiombo. Chiodatura da integrare.
L2: 35m. Aggirando sulla sx lo strapiombo seguire i vecchi chiodi a pressione in facile arrampicata artificiale per poi proseguire lungo la fessura in libera (IV+) fino ad una scomoda sosta all'inizio di un canale-camino.
L3: 30m. Dopo pochi metri dalla sosta inizia un vero e proprio viaggio arboreo tra macigni mobili trattenuti da terra ed edera (IV). Si sosta, finito il canale-camino, su di un ampio terrazzo.
L4: 15m. Dal terrazzo si segue un diedro sulla dx, relativamente libero dall'edera e con buona roccia (V-).





Meglio non passare di qua stamattina!


Nick apre le danze tra la foschia.

 Il diedro strapiombante di L1

 Sui chiodi a pressione del tiro in artificiale...


...e il prosieguo in libera.

 Nick in arrivo a S2.

L3
 
 prima...


 ...e dopo la pulizia

 ma tanto resta ancora da fare!

La terrazza di S3

  Il diedro finale da sotto...

...e da sopra.

 Lungo la via si respira Avventura e... tanta terra!