venerdì 25 maggio 2012

Storia dell'alpinismo: Gino Soldà


La frequentazione delle Piccole Dolomiti non può esimere dal conoscere la storia di Gino Soldà, uno dei più influenti alpinisti maturati tra quelle guglie. Nato a Valdagno nel 1907, fissò poi la sua dimora nella vicina Recoaro Terme, porta d'accesso al mondo roccioso del Baffelan e del Carega. Manifestando un talento precoce, già giovanissimo si distinse per le numerose salite sulle montagne di casa, solitarie e prime invernali. Tra tutte, negli anni seguenti, il pilastro nord est del Baffelan, il caratteristico Dito di Dio per il versante nord est e la parete sud del Sengio della Sisilla. Nel 1928 diventa Guida Alpina e lavora come gestore al rifugio del Passo Campogrosso e nel decennio successivo l'ascesa dell'alpinista Soldà è continua ed inarrestabile. All'arrampicata affianca lo sci di fondo agonistico che lo porta al successo nelle Olimpiadi invernali di Lake Placid.

Tra i primi in Italia ad innalzare le difficoltà su roccia al VI°, apre diversi itinerari dolomitici che definire classici è a dir poco riduttivo. Del 1936 sono i suoi due grandi capolavori. Prima la grande parete nord del Sassolungo, su cui è noto l'aneddoto di Messner che spezzò il martello durante la ripetizione solitaria, poi la parete sud ovest della Marmolada, che scalò con il compagno Conforto battendo sul tempo numerosi altri pretendenti.

Negli anni della guerra Gino Soldà partecipa attivamente alle battaglie di liberazione partigiane e forte della conoscenza alpinistica riesce a trarre in salvo parecchi ebrei scortandoli in Svizzera attraverso i valichi alpini. Solo una volta terminato il conflitto riprende l'attività di guida. Il 1954 è l'anno della spedizione italiana al K2. Soldà viene chiamato a partecipare come caposquadra grazie alla sua esperienza ed al suo carisma. E il più anziano del gruppo e durante la spedizione arriva oltre i 7000 metri al campo 7. Intanto, sempre in quell'anno, a Recoaro viene fondata la prima stazione di Soccorso Alpino di cui Soldà è uno dei più attivi fautori. Per 21 anni sarà capostazione portando a termine numerosissimi interventi di soccorso in montagna.

Continuò l'attività alpinistica e sciistica fino a 78 anni, concludendo la sua gloriosa carriera su quel Monte Baffelan che gli aveva dato i natali come scalatore.

Muore nel 1989 a Recoaro Terme lasciando in eredità a quelle vallate una grande conoscenza della montagna. A lui sono intitolate la sede del CAI locale, le scuole di alpinismo e un centro al Passo Campogrosso.


Bibliografia consigliata:

Gino Soldà. Dalle Piccole Dolomiti al K2, di Magalotti Tommaso, ed. Nuovi Sentieri 2011

1 commento:

  1. un grandissimo esempio da non calpestare ma da riconoscere e portare avanti come forza fisica ed interiore per una crescita .. grazie Gino per quello che ho ricevuto

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