“Osa, osa sempre. E sarai simile ad un dio”
Tra gli anni ’30 e ’40 del ‘900, nel panorama alpinistico internazionale emerge una figura su tutte: quella di Giusto Gervasutti, il “Fortissimo” come fu poi denominato per le sue eccelse capacità. Nato a Cervignano in Friuli nel 1909, già verso i 16 anni inizia a frequentare le pareti prossime a casa, sulle Dolomiti della Carnia, salendo in un brevissimo periodo di tempo diverse vie classiche. Nel 1931 si trasferisce a Torino per motivi di studio ed è lì che comincia a conoscere le Alpi Occidentali in compagnia dei più forti scalatori piemontesi dell’epoca, tra cui Boccalatte e Chabod. L’enorme merito di Gervasutti fu quello di aver trasferito lo stile e le tecniche sviluppate sulla roccia dolomitica in alta montagna, fungendo così da punto di giunzione tra le due scuole di alpinismo, occidentale ed orientale.
Nel 1933 compie la prima ripetizione della Cresta sud dell’Aguille Noire, la via più difficile del gruppo all’epoca, e da quella comincia una lunghissima serie di salite di alta difficoltà nel massiccio del Monte Bianco e non solo. Sulle Alpi del Delfinato porta a termine alcune prime ascensioni di rilievo, come la nord ovest del Pic D’Olan e la nord ovest dell’Ailefroide, effettuata in maniera impressionante con due costole rotte. Nel 1934 durante una spedizione sulle Ande del Cile raggiunge diverse cime inviolate di oltre 5000 metri. Uno dei suoi grandi capolavori nel gruppo del Monte Bianco è sicuramente lo spigolo sud ovest del Pic Gugliermina, scalato nel 1938 con Gabriele Boccalatte.
L’alpinismo come lo intendeva Gervasutti rappresentava non solo l’espressione fisica dell’ascensione, ma la possibilità di elevarsi verso qualcosa di superiore. Una missione sublime pari a quella dell’artista insomma, portata a termine attraverso l’azione in montagna.
Il Fortissimo partecipò anche alla corsa per le grandi pareti nord all’epoca ancora inviolate. Sulle Grandes Jorasses mancò per poco la prima dello Sperone Croz e successivamente fu preceduto da Cassin anche sullo Sperone Walker. Nel 1940 conclude una straordinaria scalata sul versante sud al Monte Bianco. Con il compagno Bollini sale il Pilone Nord del Freney, su un itinerario di altissima difficoltà.
Ma è il 1942 l’anno del riscatto, con un’impresa che lo porterà definitivamente nell’olimpo dei più grandi alpinisti di sempre. Assieme a Giuseppe Gagliardone compie la prima salita della Parete Est delle Jorasses, una ripidissima muraglia di ghiaccio e misto situata in una zona tra le più selvagge del massiccio. Questa via di estrema difficoltà ha avuto da allora pochissime e coraggiose ripetizioni.
In una recente intervista, quella che allora era la fidanzata di Giusto Gervasutti, racconta un curioso e sconvolgente aneddoto sul Fortissimo. Le aveva infatti predetto che sarebbe morto in montagna ed era quindi impossibilitato a sposarla.
Nel 1946, mentre sale con Gagliardone il pilastro NE del Mont Blanc du Tacul, un peggioramento del tempo li costringe alla ritirata, ma in discesa la corda doppia si incastra tra le rocce. Durante la risalita della corda, Giusto Gervasutti improvvisamente cade nel vuoto. Così si conclude la vita del grande alpinista, sul quale si crea un alone di mitologia romantica. Un nuovo mondo si dischiude agli alpinisti.
Bibliografia di approfondimento consigliata:
Scalate nelle Alpi di Giusto Gervasutti a cura di Pietro Crivellaro, CDA & Vivalda Editore 2005
Filmografia:
Giusto Gervasutti, il solitario signore delle pareti. Realizzato dalla regione FVG
bella Nick!! come sempre preciso, conciso ed essenziale..
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