Non del tutto paghi dei due giorni su ghiaccio verticale appena trascorsi, decidiamo di finire il weekend in bellezza andando in Pietra a chiudere un conto lasciato da troppo tempo in sospeso: la via Zuffa-Lenzi infatti aveva già respinto varie cordate di Lambruscari. Ma questa volta vogliamo arrivarci in fondo!
Itinerario risalente al '69 che percorre con linea logica l'ampio diedro della parete Sud, è ora ingiustamente dimenticato a causa della roccia sporca e non sempre solida.
L'ostacolo maggiore di tutta la via è il primo tiro che, seppur pulito e chiodato alla perfezione, impone difficoltà fino al 6b+, decisamente al di sopra della nostra portata. Lo affrontiamo (come gli apritori) in artificiale, mungendo tutto il possibile, piazzando anche tricam e alcuni chiodi, con le braccia ancora stanche dalle cascate dei giorni prima.
Dalla prima sosta inizia la via avventurosa che cercavamo, con difficoltà minori ma con spit meno frequenti, roccia spesso sporca e, solo in pochi punti, friabile. Utilissime protezioni veloci per integrare la chiodatura; una via consigliabile con arrampicata interessante, fare molta attenzione alla caduta sassi sul sentiero sottostante.
L'attacco è facilmente individuabile nei pressi dell'incrocio tra il sentiero proveniente dall'eremo e quello proveniente dal bar, alla base del grande diedro caratterizzato da colate d'acqua sulla sx.
L1: 25m; V-, 6b+/A1. Dall'albero alla base seguire l'evidente fila di spit lungo il diedro, poi fessura leggermente strapiombante. Catena di sosta sul piano inclinato sovrastante.
L2: 25m; III. Seguire la fessura erbosa che obliqua a dx su di una rampa appoggiata (uno spit pochi metri dopo la sosta nascosto dall'edera; alberello) fino ad un piccolo terrazzino sotto a degli strapiombi gialli. Sosta scomoda su tre chiodi a pressione su roccia friabilissima.
L3: 20m; IV, V+. Scendere un paio di metri per traversare a sx fino a prendere un'evidente fessura verticale con roccia solida ma scivolosa e avara di appigli. Altra sosta scomoda su chiodi a pressione.
L4: 15m; IV, VI-. Si prosegue nel diedro fino ad un albero e ancora su roccia liscia fino alla sosta scomoda sotto uno strapiombino.
L5: 25m; IV-, III, I. La via piega a dx superando lo strapiombo e proseguendo su facile rampa fino ad una cengia erbosa pochi metri sotto la sommità.
Itinerario risalente al '69 che percorre con linea logica l'ampio diedro della parete Sud, è ora ingiustamente dimenticato a causa della roccia sporca e non sempre solida.
L'ostacolo maggiore di tutta la via è il primo tiro che, seppur pulito e chiodato alla perfezione, impone difficoltà fino al 6b+, decisamente al di sopra della nostra portata. Lo affrontiamo (come gli apritori) in artificiale, mungendo tutto il possibile, piazzando anche tricam e alcuni chiodi, con le braccia ancora stanche dalle cascate dei giorni prima.
Dalla prima sosta inizia la via avventurosa che cercavamo, con difficoltà minori ma con spit meno frequenti, roccia spesso sporca e, solo in pochi punti, friabile. Utilissime protezioni veloci per integrare la chiodatura; una via consigliabile con arrampicata interessante, fare molta attenzione alla caduta sassi sul sentiero sottostante.
L'attacco è facilmente individuabile nei pressi dell'incrocio tra il sentiero proveniente dall'eremo e quello proveniente dal bar, alla base del grande diedro caratterizzato da colate d'acqua sulla sx.
L1: 25m; V-, 6b+/A1. Dall'albero alla base seguire l'evidente fila di spit lungo il diedro, poi fessura leggermente strapiombante. Catena di sosta sul piano inclinato sovrastante.
L2: 25m; III. Seguire la fessura erbosa che obliqua a dx su di una rampa appoggiata (uno spit pochi metri dopo la sosta nascosto dall'edera; alberello) fino ad un piccolo terrazzino sotto a degli strapiombi gialli. Sosta scomoda su tre chiodi a pressione su roccia friabilissima.
L3: 20m; IV, V+. Scendere un paio di metri per traversare a sx fino a prendere un'evidente fessura verticale con roccia solida ma scivolosa e avara di appigli. Altra sosta scomoda su chiodi a pressione.
L4: 15m; IV, VI-. Si prosegue nel diedro fino ad un albero e ancora su roccia liscia fino alla sosta scomoda sotto uno strapiombino.
L5: 25m; IV-, III, I. La via piega a dx superando lo strapiombo e proseguendo su facile rampa fino ad una cengia erbosa pochi metri sotto la sommità.
Fatica sul primo tiro in artificiale
La fessura erbosa della seconda lunghezza da S1
L3: l'imbocco della fessura dopo il friabile traverso
S3: Alpinisti del Lambrusco appesi, affaticati, contenti
Da S4 il diedro con la via salita
Lo strapiombino ultimo ostacolo dell'ultimo tiro
Fuori!
Tanto rispetto per questi ragazzi che affrontano itinerari dimenticati dal'arrampicatore medio!
RispondiEliminaBoia