sabato 28 gennaio 2012

NORVEGIA ARTICA 2011: Esplorazione Alpinistica delle Alpi del Lyngen - Parte2


Da Svensby ci dirigiamo a Elvenes, nella parte sudest della penisola, e ci incamminiamo verso Steindalshytta: un luogo incantevole, solitario, a cui si accede per una valle stretta e impervia. Raggiunto questo bivacco, anch'esso perfetto, siamo decisi a salire in vetta all'Imagaisi, incoraggiati dalle temperature più fresche che registriamo al mattino. Dopo un primo tentativo per una via diretta, che abbandoniamo a causa dell'instabilità del manto nevoso, i nostri ramponi riescono finalmente l'indomani a graffiare le rocce della vetta, 1461 m. Ci giungiamo dopo una lunghissima marcia sullo Steindalbreen (-breen significa ghiacciaio), prima salendo la seraccata, poi per un enorme plateau al termine del quale, lungo un breve canalino a 45°, si raggiunge la cresta che velocemente conduce in cima. Sotto i nostri occhi centinaia di vette, ghiacciai, creste, si confondono nel bianco-azzurro della silenziosa primavera nordica e ci riempiono di nuove e preziose energie, utili ad affrontare la lunga discesa. Dopo 12 ore di cammino siamo di nuovo al bivacco. Stanchi, ci carichiamo gli zaini in spalla per ritornare al paese, dove un tedesco naturalizzato norvegese ci ospiterà a casa sua, una delicata villetta sul fiordo, calda e comoda.

La visuale dalla finestra dello Steindalshytta

Girovagando tra creste e ghiacciai

Casette e vecchi essicatoi per stoccafissi in riva al Lyngenfjorden


Ormai agli sgoccioli, la nostra spedizione terminerà a Lakselvbukt, dall'altra parte della penisola. Raggiunto il paesello in autostop, piantiamo la tenda in riva al mare tra vecchie case di pescatori abbandonate, girovagando nei paraggi nel tempo che ci rimane.
Tornando a Tromsø, dove faremo per un giorno la vita da barboni occupando panchine e sale d'attesa, siamo già con la mente alla prossima spedizione su queste montagne...

Di nuovo in tenda, stavolta in riva al fiordo

Vita di strada a Tromsø

mercoledì 25 gennaio 2012

NORVEGIA ARTICA 2011: Esplorazione alpinistica delle Alpi del Lyngen - Parte 1


Già si è scritto di Grande Nord, neve, fiordi, monti a picco sull'oceano, aurore, vissuti intensamente con gli sci ai piedi.
[parte 1] [parte 2]

Svensby, 5 aprile 2011.
Un incontro epico ai piedi delle Alpi del Lyngen: "In mattinata riusciamo a trovarci con i due Alpinisti del Lambrusco della spedizione parallela. Il meeting avviene in un luogo silenzioso, dove una vecchietta conduce da sola un piccolo negozio di alimentari. Festeggiamo l'evento con birra, grissini e un ottimo salame del Barba".



Ma torniamo indietro alla fine di marzo, per raccontare questa storia dall'inizio.

La primavera 2011 italiana molti se la ricordano come calda e precoce. Temperature oltre i 25° e giornate calorose sono state per molti il segnale definitivo della fine dell'Inverno. Era quindi molto difficile, se non addirittura impossibile, resistere al richiamo del grande Nord, esercitato stavolta da una piccola penisola lontana e semisconosciuta al Mediterraneo: il Lyngen, appena sotto il 70° parallelo Nord, nella Norvegia artica.
Là neve e ghiaccio non mancheranno, anzi saranno accompagnati da un freddo limpido e secco: un sogno, che ci coinvolge a casa nella minuziosa organizzazione, sull'aereo durante il viaggio, e si materializza a Tromsø, capitale culturale della Lapponia norvegese, ultimo avamposto delle "terre conosciute" dai Vichinghi.
L'equipaggiamento è curato in ogni dettaglio per permetterci di essere del tutto autonomi nelle due settimane di viaggio: tendina, sacchi a pelo, ciaspole, ramponi e piccozze, attrezzatura alpinistica completa, tanto buon cibo, vestiti pesanti e pochi ricambi. In tutto 80 kg stipati in due zaini e un borsone su un trolley alquanto precario (il nostro "portatore", in seguito soprannominato Madi).


I primi due giorni li spendiamo in città, un luogo magico tra modernità e natura selvaggia, situato su un'isola circondata dalle acque dei fiordi e stretto in una morsa invernale, sotto un metro di neve che sembra non dare il minimo fastidio. Siamo ospiti di David, australiano, e Ivalu, groenlandese, una simpatica coppia con cui chiacchieriamo e cuciniamo insieme.
Conquistiamo in ciaspole Bønntuva, un panettone di 776 m, con partenza dal paese. Da lassù si intravediamo un'infinità di cime, comprese le maestose montagne del Lyngen, alte poco più di 1500 metri ma formidabili e apparentemente inaccessibili.
Le temperature non superano mai gli 0°, con minime fino ai 10° sottozero; la neve appena assaggiata è farinosa e il pericolo di valanghe è per ora molto alto.


Accoglie il nostro arrivo una fantastica Tromsø innevata


Salita panoramica in un mare di neve fresca



Il terzo giorno ci vede muovere verso la penisola del Lyngen, che raggiungiamo in pullman. Prima tappa, il villaggio di Lyngseidet. Per qualche giorno il nostro rifugio sarà la tenda, appostata vicino ad una tettoia che offrirà riparo alle nostre attrezzature. Siamo euforici, attrezzati di tutto punto per le più estreme imprese alpinistiche e ammodernati con sistemi di telecomunicazioni all'avanguardia (cellulare della zia con connessione internet) comunichiamo spesso con i nostri cari a casa. Ci sentiamo un po' dei piccoli Simone Moro al campo base del “nostro 8000”. Un locale ci rifornisce di legna, un altro ci ricarica il cellulare: è un popolo meraviglioso! Molti si spostano con sci o motoslitte mentre i più moderni, gli automuniti, solo con ruote chiodate.
Raggiungiamo la vetta del facile ma stremante Kavringtinden, 1289 m. Le condizioni sembrano buone e la neve è spesso portante. In cresta, tra grosse cornici, ci accoglie un vento patagonico: nonostante la quota da medio appennino, capiamo di essere davvero in alta montagna.
"La vista è bellissima, siamo sotto delle pareti maestose che domani andremo a perlustrare senza troppe pretese. È stato bellissimo tutto il giorno e a sera, dietro una leggera velatura di nubi abbiamo visto una splendida aurora"
Il giorno seguente il tempo è bellissimo. Andiamo avventurosamente all'attacco di una parete imponente, lungo la via da noi individuata; ma scopriamo che la neve qui non è ben trasformata. Inoltre fa improvvisamente caldo: la coesione dei cristalli diminuisce e, già nei primi metri di ripido, si staccano sotto i nostri piedi sottili lastre di neve; attorno, piccole valanghe spontanee. Scendiamo subito, oggi non è giornata!
Dopo quasi una settimana sottozero, è questo il punto di svolta: fa caldo, pochissimi gradi, ma la neve cede, non c'è rigelo notturno, si affonda ovunque. Per i norvegesi è il segnale dell'inizio della primavera, per noi il momento di cambiare obiettivi.


Il villaggio di Lyngseidet

Vista grandiosa sul Lyngenfjord

Faticosa conquista del Kavringtinden

Il Kjosenfjord, circondato da massicci imponenti



Nei giorni seguenti raggiungiamo Trollhytta: un bellissimo bivacco in legno, con stufa, cucina, ampio e confortevole salotto, camere al piano di sopra, costruito nel bel mezzo di una piana desolata a qualche km dalla costa. Non disprezziamo e fissiamo lì la nostra residenza per tre giorni. Tentiamo un paio di salite, ma la neve fradicia non ci dà velocità e sicurezza. Girovagando faticosamente con le ciaspole scopriamo la bellezza del posto, la sua magia. Da un'altura si può vedere il mare più a nord, da un altra lo sguardo spazia dalle soffici colline a ovest alle enormi cime a est: tutto è calmo, bianco, intatto e allo stesso tempo magicamente avvolto da una vitalità a noi sconosciuta, pur mancando uomini e animali.
Torniamo quindi alla civiltà per spostarci verso il prossimo campo base. È qui che incontriamo gli amici sciatori della spedizione parallela.


Trollhytta e i suoi dintorni

...CONTINUA...

giovedì 12 gennaio 2012

Bismantova: via Zuffa-Lenzi


Non del tutto paghi dei due giorni su ghiaccio verticale appena trascorsi, decidiamo di finire il weekend in bellezza andando in Pietra a chiudere un conto lasciato da troppo tempo in sospeso: la via Zuffa-Lenzi infatti aveva già respinto varie cordate di Lambruscari. Ma questa volta vogliamo arrivarci in fondo!
Itinerario risalente al '69 che percorre con linea logica l'ampio diedro della parete Sud, è ora ingiustamente dimenticato a causa della roccia sporca e non sempre solida.
L'ostacolo maggiore di tutta la via è il primo tiro che, seppur pulito e chiodato alla perfezione, impone difficoltà fino al 6b+, decisamente al di sopra della nostra portata. Lo affrontiamo (come gli apritori) in artificiale, mungendo tutto il possibile, piazzando anche tricam e alcuni chiodi, con le braccia ancora stanche dalle cascate dei giorni prima.
Dalla prima sosta inizia la via avventurosa che cercavamo, con difficoltà minori ma con spit meno frequenti, roccia spesso sporca e, solo in pochi punti, friabile. Utilissime protezioni veloci per integrare la chiodatura; una via consigliabile con arrampicata interessante, fare molta attenzione alla caduta sassi sul sentiero sottostante.

L'attacco è facilmente individuabile nei pressi dell'incrocio tra il sentiero proveniente dall'eremo e quello proveniente dal bar, alla base del grande diedro caratterizzato da colate d'acqua sulla sx.
L1: 25m; V-, 6b+/A1. Dall'albero alla base seguire l'evidente fila di spit lungo il diedro, poi fessura leggermente strapiombante. Catena di sosta sul piano inclinato sovrastante.
L2: 25m; III. Seguire la fessura erbosa che obliqua a dx su di una rampa appoggiata (uno spit pochi metri dopo la sosta nascosto dall'edera; alberello) fino ad un piccolo terrazzino sotto a degli strapiombi gialli. Sosta scomoda su tre chiodi a pressione su roccia friabilissima.
L3: 20m; IV, V+. Scendere un paio di metri per traversare a sx fino a prendere un'evidente fessura verticale con roccia solida ma scivolosa e avara di appigli. Altra sosta scomoda su chiodi a pressione.
L4: 15m; IV, VI-. Si prosegue nel diedro fino ad un albero e ancora su roccia liscia fino alla sosta scomoda sotto uno strapiombino.
L5: 25m; IV-, III, I. La via piega a dx superando lo strapiombo e proseguendo su facile rampa fino ad una cengia erbosa pochi metri sotto la sommità.


Fatica sul primo tiro in artificiale

La fessura erbosa della seconda lunghezza da S1

L3: l'imbocco della fessura dopo il friabile traverso

S3: Alpinisti del Lambrusco appesi, affaticati, contenti

Il quarto tiro

Da S4 il diedro con la via salita

Lo strapiombino ultimo ostacolo dell'ultimo tiro

Fuori!