“ Nessuno dei grandi viaggiatori avventurosi è stato tanto nel mio pensiero quanto Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi” Walter Bonatti
Luigi Amedeo Giuseppe Maria Fernando Francesco di Savoia, conosciuto più semplicemente come Duca degli Abruzzi, è un personaggio che tanti hanno sentito nominare almeno una volta. A lui sono dedicati rifugi, sentieri, cime, ghiacciai, musei… insomma tutto ciò che ha a che fare con l’alpinismo e la grande esplorazione. Perché Luigi di Savoia è stato uno dei più grandi esploratori di sempre. Nato nel 1873 a Madrid, era il terzogenito di Amedeo re di Spagna, della dinastia dei Savoia. Cresciuto nell’ambiente della casa reale, ebbe un’educazione di tipo militare che forgiò il suo carattere e l’avrebbe portato a coprire alti gradi nell’esercito come si addiceva ad un principe. In generale i Savoia avevano una buona simbiosi con la montagna. Quasi tutti i componenti della famiglia andavano a caccia o a fare lunghe escursioni nelle riserve di loro proprietà come quella del Gran Paradiso. L’alpinista provetta però era Margherita, cugina di Luigi Amedeo e futura regina d’Italia. Anche ad essa sono dedicate molte cime ed in particolare la Capanna sul Monte Rosa. Il Duca degli Abruzzi fu introdotto alla montagna dal frate Francesco Denza e nel giro di pochi anni compì moltissime salite sulle Alpi Occidentali, di cui la più clamorosa fu quella al Cervino nel 1894, per la Cresta di Zmutt assieme al famoso alpinista inglese Mummery. Audace viaggiatore, Luigi di Savoia trascorre parecchio tempo in giro per il mondo, tra missioni diplomatiche ufficiali ed esplorazioni. Sempre nel 1894 compie la prima circumnavigazione completa del globo, che gli porta nuovi spunti per imprese su lontane catene montuose.
Nel 1897 porta a termine la sua prima vera spedizione alpinistica. Con notevoli sforzi la squadra guidata dal Duca compie la prima assoluta del Monte Sant’Elia in Alaska, una cima di 5489 m. La montagna era stata tentata più volte, e sebbene le caratteristiche tecniche di salita non fossero estreme, l’isolamento di questo gruppo montuoso comportava una difficile organizzazione. Il gruppo del San’Elia infatti si trova a oltre 100 km di marcia dall’ultimo paese, in una zona di forti intemperie e attorniato da vastissime aree glaciali. Ancora oggi la cima viene salita raramente per le forti difficoltà di approccio.
Quando si trovava in Italia il Duca si occupava anche di redigere gli accurati resoconti delle spedizioni, che erano completati da importanti mappe e soprattutto dalle fotografie di Vittorio Sella, capisaldi per tutti i futuri pionieri dell’alpinismo. Nell’estate del 1898 inoltre, scalò due inviolate cime nel massiccio delle Grandes Jorassess, la Punta Margherita e la Punta Elena.
Nel 1899 a bordo della nave Stella Polare, la spedizione del Duca aveva l’obiettivo di raggiungere il Polo Nord, che in quegli anni era oggetto di una frenetica corsa. All’inizio di settembre i ghiacci avevano stretto la nave in una morsa e il gruppo dovette proseguire a piedi con cani e slitte nell’inverno polare. Alla fine del Maggio 1900, la squadra di punta aveva raggiunto la latitudine estrema di 83°16’ e un mese dopo si trovavano a 86°34’, a soli 381 km dal Polo. Un’impresa incredibile per quell’epoca considerato che anche il rientro comportò sforzi enormi e purtroppo qualche perdita. Il Polo Nord geografico venne poi raggiunto solo nel 1948.
All’inizio del ‘900 Luigi Amedeo compì una seconda circumnavigazione del globo e venne promosso al grado di Capitano nella marina militare. Nell’anno 1906 poi, dopo un lungo periodo di organizzazione, partì quella che forse fu la spedizione più affascinante in quel periodo: l’esplorazione del Massiccio del Ruwenzori, nel cuore dell’Africa Equatoriale. Dopo mesi di marcia attraverso la foresta, tra piogge torrenziali e nebbie, la spedizione ai Monti della Luna salì un numero incredibile di cime tra i 4000 e i 5000 metri, di cui ovviamente la vetta principale del Ruwenzori, la Cima Margherita (5109 m).
Il 1909 è l’anno della famosa spedizione in Karakorum. Il Duca degli Abruzzi è deciso a salire il K2. Con un massiccio spiegamento di uomini, attraversarono i ghiacciai raggiungendo il Baltoro. L’intuizione per la via di salita fu eccezionale e venne confermata successivamente dal fatto che venne a rappresentare la via comune di scalata. Seguirono lo sperone sud-est (oggi Sperone Abruzzi appunto) fino alla straordinaria quota di oltre 6600 metri. A quel punto causa maltempo e forti difficoltà tecniche furono costretti a scendere. La spedizione però non si fermò e continuarono le esplorazioni in zona con un tentativo allo Skyang Kangri (7544 m) e al Chogolisa (7654 m), dove il Duca raggiunse l’altezza record di 7498 m.
Negli anni a seguire l’arrivo della guerra vide Luigi Amedeo impegnato nei suoi obblighi militari come comandante delle forze navali e la successiva promozione ad ammiraglio. Nel 1919 poi viene intrapresa una campagna di bonifica agricola in Somalia, allora colonia italiana. Luigi Amedeo si innamora profondamente di questo paese tanto che vi rimarrà fino alla sua morte avvenuta nel 1933 nel villaggio da lui fondato. L’ultima grande avventura fu quella che lo portò nel 1928 a risalire il corso dell’Uebi Scebeli, il grande fiume che attraversa l’Etiopia e la Somalia, per trovarne poi le sorgenti.
Luigi di Savoia è stato il più grande esploratore del suo tempo, un avventuriero gentiluomo protagonista di un’epopea indimenticabile.
Bibliografia di approfondimento consigliata:
Vita di un esploratore gentiluomo. Il Duca degli Abruzzi di Mirella Tenderini e Michael Shandirck, edizioni Corbaccio 2006
Il principe esploratore. Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi di Pablo Dell’Osa, ed. Mursia 2010
Il Duca degli Abruzzi. Le imprese dell’ultimo grande esploratore italiano di G. Dainelli, 1967
Nessun commento:
Posta un commento