domenica 6 novembre 2011

Calcare francese: Buoux e Céüse

Buoux e Céüse sono due falesie rinomate tra li arrampicatori sportivi per il calcare a presa rapida e i paesaggi incantevoli. Ogni anno centinaia di "climbers" da tutto il mondo convergono in Francia per provare e provarsi e anche noi, per una settimana, abbiamo voluto calcare le stesse orme.
Sicuramente non sono luoghi apprezzati da scalatori "anglosassoni": le vie, centinaia per ognuna delle due falesie, sono tutte attrezzate a spit, anche se con chiodatura spesso lunga. Di Alpinismo qui c'è ben poco, ma il divertimento e il godimento sono più che assicurati.
Siamo partiti in due a bordo di un Volkswagen adorabile che dal basso del parcheggio ci ha osservato teneramente per tutta la durata delle nostre ascensioni e a cui abbiamo dedicato la due vie a più tiri qui descritte.


Le Goître
difficoltà: 6a-5b-5c-5c


Il primo tiro è un diedro piuttosto complicato, con una gradazione un po' tirata. Bisogna tenere duro in alcuni passaggi e fidarsi della tenuta delle scarpette. Ci si trova spesso con le gambe totalmente divaricate ed è difficile riposare, perchè non mancano piccoli ma delicati strapiombi. I tiri successivi sono in placca: leggermente appoggiati si sale su piccole tacchette ma le difficoltà sono minori. Arriviamo in cima e scendiamo a piedi scalzi dimentichi delle scarpette d'avvicinamento. La via è alta un centinaio di metri, in un settore desolato (almeno lo era verso metà settembre).

alcune immagini della via

controindicazioni del mezzo barcaiolo


Le cul vers l'eau
difficoltà: IV-6b-IV-IV-V


Anche questa via, soprattutto il primo tiro, non è da sottovalutare e la gradazione è piuttosto scarsa. Il primo chido è a cinque metri da terra, poi si affronta uno strapiombo, poi un altro, poi un delicato passaggio in placca prima di arrivare sotto il "naso romano" fino ad un piacevole fessurone dov'è la prima sosta. Il secondo tiro è un traverso di una ventina di metri, completamente liscio che par di cadere ma poi ce la si fà. A metà una staffa aiuta chi non vuole affrontare improbabili gradi da acrobata ma preferisce azzerare. Una lunga, verde, profumata cengia rappresenta i due tiri successivi e l'unico rischio è quello di inciampare su qualche ramo di lavanda. L'ultima fatica si snoda per due diedri molto belli e una cengia solida e sottile. La cima si raggiunge con una solitaria passeggiata di mezz'ora per una plateau surreale e luminoso. L'impressione, sia ai piedi della falesia sia in cima, è di essere all'interno di un misterioso tempio di dimensioni immani, nel quale sentirsi piccoli e vulnerabili è assolutamente all'ordine delle cose.

visione d'insieme della parete sud

ampia visuale dalla sommità

l'impressiomante strapiombo dov'è tracciata la via Biographie 9a+

Piccola nota: il viaggio è terminato con un giorno d'anticipo perchè Niccolò si è stortato una caviglia cadendo su una cengia, quasi alla fine di un tiro.

1 commento:

  1. un pò di sano allenamento autunnale! Bravi! ma mi raccomando, non prendeteci la mano su ste cose...

    ciao

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