martedì 18 aprile 2017

Diedro Martini _ Cima alle Coste


Questa via aveva già respinto sia me che Jack, in momenti diversi, per motivi diversi e con compagni diversi.
Oggi siamo intenzionati ad arrivarci in fondo, per vedere se la tanto famosa "parte alta" sarà pari alle aspettative.
Scegliamo però non l'attacco classico lungo il diedro Steinkotter- Messner (già fatto da entrambi.. proprio brutto brutto) ma una delle tante vie attrezzate a spit nella grande placconata dello Scudo.
Arriviamo all'attacco di "Nuvole Bianche", ma una cordata appena partita ci fa subito desistere; decidiamo allora di spostarci un poco più a DX e percorrere "Gli Amici del Sottobosco" (6a max, 9 L).
Velocemente saliamo la gran placconata e ci ritroviamo dentro al boschetto. Con 2 rapidi tiri allungati da un po' di conserva siamo finalmente all'attacco della parte alta della via, quella che nessuno dei 2 è riuscito ancora a toccare.
Purtroppo le nostre aspettative vengono un pochino deluse.
Dopo un primo tiro su roccia sporca ci troviamo davanti al chiave della salita, la fessurona interrotta da 2 piccoli tetti.
Anche qui però la roccia risulta sporca, a tratti friabile e unta, il che rende il tiro delicato.
Un diedrino di V+ ci porta davanti alla famosa lama gialla.
Qui la roccia è un pochino più pulita da terra e sabbia, l'arrampicata si fa più divertente, ma bisogna comunque stare attenti ai parecchi blocchi instabili...
Un ultimo tiro con roccia migliore ci deposita sulla rampa detritica finale.
Che dire: peccato, perchè entrambi ci aspettavamo una via più bella. La nostra valutazione, in confronto alla guida "Pareti del Sarca", è più severa: 3 stelle/3 stelle e mezzo su 5.


Lungo le placche di "Gli Amici del Sottobosco"

Bosco

Il secondo tiro del diedrone, sicuramente il tiro chiave

Dall'alto





La bella lama del quarto tiro

E il traverso finale su blocchi instabili

Ultimo tiro

Nuoto nelle foglie

lunedì 10 aprile 2017

Il Canalone dei canaloni!


11 marzo 2017
Dovevo approfittare ancora una volta di queste condizioni perfette per togliermi un'ultima voglia. Il Canalone dei Bolognesi, itinerario classicissimo e remunerativo, lo avevo salito ormai sei anni fa, in una giornata indimenticabile con Giampa e il Custode Alberto. Fu il mio battesimo appenninistico, i cui ricordi tendevano ormai a sbiadire nella nebbia che ci avvolgeva quel giorno. La voglia di ripercorrerlo è cresciuta negli anni ma la salita però è stata sempre rimandata per la presenza di altri obiettivi o di dubbi sulle condizioni.
Questa volta l'unico dubbio erano le temperature diurne così, per tagliare la testa al toro, partiamo in piena notte sotto un cielo stellato che garantisce un ottimo rigelo. Per questa salita ho coinvolto Martino, desideroso  di calzare per la prima volta i ramponi ed entusiasta di cimentarsi nelle bizzarre avventure degli Alpinisti del Lambrusco.

Verso l'una di notte raggiungiamo la Valle del Silenzio, in vista dei Canalini Nord, illuminata a giorno dalla luna. Su neve marmorea saliamo rapidamente alla cresta dei Balzi dell'Ora mentre Martino prende definitivamente confidenza con gli attrezzi, poi ci caliamo al buio della parete Est. 
Traversando appena possibile alla base della parete inizio a capire che, con la visibilità ora ridotta ai fasci di luce delle nostre frontali, non sarà semplice individuare il canale. La mia memoria non ci aiuta, e traversiamo un bel po' tra numerosi dubbi sotto imponenti pareti rocciose amplificate dalle tenebre. Iniziamo a risalire un canale, ormai convinti di essere fuori strada, finchè finalmente riconosco qualche roccia; sollevati, in breve (in realtà mica tanto: 3 ore dall'auto...) siamo alla base del tratto ripido e troviamo subito un chiodo di sosta.
Dalla base si intuisce bene il resto del canale, completamente bianco tra torrioni rocciosi, e l'inizio appare subito tosto con un bel muro verticale di ghiaccio eccellente. Rinforzata la sosta inizia il divertimento: salgo veloce, proteggersi è difficile e servirebbero più chiodi da ghiaccio (ne ho uno solo), ma non ne avverto quasi il bisogno se non per l'esposizione da vertigine. Alla base del muro successivo mi sposto sulle rocce di sinistra, trovo una fessura per un paio di ottimi chiodi e recupero Martino. Riparto per il tiro successivo e, dopo un altro muretto, sono al famoso traverso: volevo salire direttamente sulla destra, ma qua il canale frega un po' tutti attirando verso una sosta là per aria a sinistra, prima della quale si deve traversare verso destra. Qui la neve non è il massimo (unico punto su tutto il canale) e l'esposizione è da brivido, perciò scendo un po' iniziando ad obliquare più in basso. La cosa funziona bene e incontro presto l'unico chiodo che ricordavo, alla base del canalino finale. Ora è praticamente fatta! Confido nella lunghezza della corda puntando alla cresta, miracolosamente mi basta al pelo per uscire al vento; allestisco una sosta su neve. Solo ora la tensione si allenta un po', e mi accorgo dello spettacolo dell'alba appena iniziato. Nel vento tagliente non mi sento con Martino, che riesce comunque a smontare la sosta e risalire, un po' infreddolito e provato ma anche lui parecchio divertito. Ci congratuliamo in vetta scaldandoci al primo sole. 
Il canale era in condizioni strabilianti, la bellezza della linea e della scalata oltre ogni ricordo. Anche le difficoltà, sia quelle tecniche (nonostante l'ottimo ghiaccio) sia quelle globali, sono superiori a ciò che ricordavo: complimenti ancora a Martino, ormai a tutti gli effetti candidato Alpinista del Lambrusco, per lui un battesimo su ghiaccio di tutto rispetto!
Ora possiamo davvero rassegnarci, più che soddisfatti, alla fine dell'inverno appenninico!






Il canale dalla cresta dei Balzi.
Indicato il tracciato e le soste da noi effettuate; con un puntino i chiodi trovati in loco.
S0 su chiodo presente e friend medio, S1 su chiodi (tolti), S2 su neve.
A metà del secondo tiro, spostata sulla sinistra, la sosta con cordone da evitare.


Una settimana dopo ha percorso il Canalone anche Andrea trovando ancora ottime condizioni: qui le sue foto, almeno lui è andato alla luce del giorno!

domenica 9 aprile 2017

Via SottoVuoto - Colodri


Quale miglior modo per prepararsi alla stagione arrampicatoria estiva che scannarsi gli avambracci sul bel calcare della Valle del Sarca?

Via SottoVuoto, Monte Colodri
180 m (5 lunghezze)
7b (6c obbl.)/ S2
Esposizione Sud/Est
 Primo tiro 

Bene ma non benissimo

E mo?

 Terzo tiro, stupendo

Terzo tiro dall'alto

Quarto tiro




 Ultimo tiro
  
Albering

mercoledì 5 aprile 2017

GROßVENEDIGER SKITOUR_La traversata del Grande Veneziano



Il Großvenediger con i suoi 3666 m è la terza Vetta più elevata interamente Austriaca, dopo Großglockner e  Wildspitze. Ha diversi apparati glaciali ed insieme formano un vero e proprio gruppo di montagne, che gli Austriaci conservono gelosamente, tanto che risulta quasi sconosciuto agli Italiani. Eppure sorge proprio dietro la Valle Aurina, ma la sua visuale rimane nascosta e svela i suoi profili più nobili solamente verso nord quasi volesse volgere le spalle. La leggenda vuole che i  primi salitori dalla  vetta videro il Golfo di Venezia, da qui la traduzione letteraria "il Grande Veneziano". Come tante montagne del Tirolo, il Großvenediger si presta perfettamente ad essere salita ed attraversata con gli sci e la stagione migliore è la primavera quando i suoi ghiacciai sono ancora ben innevati e scintillanti. Dopo l'assaggio Tirolese dello scorso anno il Großvenediger era in pole position per un ritorno in quelle zone, e quando il Nick lo propone come alternativa ad un Tour più ad Ovest accettiamo entusiasti. Si rivelerà una scelta azzeccata spostarsi ad est e giovedì 23 marzo in 5 scialpinistidellambrusco ci troviamo a risalire la Virgental alla ricerca di quella che pare essere l'unica finestra di bel tempo sulle Alpi per la settimana. Lasciata l'auto in località Streden ci incamminiamo verso la Essener Rostocker Hütte con gli sci nello zaino. Il tempo è incerto, la neve è poca e carica di umidità e solo nella parte finale riusciamo a calzare gli sci. Giunti al Rifugio siamo gli unici italiani, ma l'accoglienza e l'ottimo cibo ci metteno subito a nostro agio. Venerdi mattina siamo i primi a partire e risaliamo soli sino al colle sotto la piramide rocciosa del Großer Geiger, dove lasciamo gli sci per raggiungere ramponi ai piedi la croce di vetta a 3360 m. Tornati al colle due doppie attrezzate da 20 e 10 m (necessaria una corda da 60 per un'unica calata) ci depositano sul ghiacciaio dove finalmente iniziamo a sciare. Scendiamo il primo bel pendio poi teniamo troppo la destra e con un breve traverso tra qualche roccia rientriamo di nuovo in pista ed in breve raggiungiamo le sponde del lago proprio sotto il terrazzo roccioso dove sorge in bellissima posizione la Kürsingerhütte. Per raggiungerla bisogna ripellare e con ampio semicerchio risalire faticosamente al Rifugio dove a fine giornata l'altimetro segnerà un dislivello di +1800 m! La posizione è splendida, sicuramente la migliore del Gruppo, da qui il Grande Veneziano svela i suoi profili nobili, la piramide del Großer Geiger ruba la scena e fa capolino anche un insolito profilo del Picco dei tre Signori. Anche qui siamo gli unici Italiani, e fatichiamo pure a trovare "un interprete" che ci traduca in inglese! Le stanze sono ampie e con arredo d'epoca ma c'è qualcosa da rivedere sulla gestione, che ci è parsa caotica e poco organizzata per un rifugio del genere.  Sabato è finalmente il giorno del grande Veneziano, la giornata è splendida, sfiliamo sotto alla parete nord ed attraverso il colle del Vendingerscharte rimontiamo il seracco di ghiaccio strabordante che seguiamo sino in vetta. E' un 360° che si estende a perdita d'occhio. Sulla vetta è infissa una poderosa croce metallica, e bisogna riconoscere che gli Austriaci sono davvero generosi ad addobbare tutte le loro cime! Agganciamo gli sci poco sotto la croce e diamo il via ad una bellissima discesa di 1500 m su ottima neve che ci porta fino alla Johannishütte. Bisogna ignorare la traccia sulla sinistra che porta alla Defreggerhamus e tenere la destra sino ad imboccare un vallone e poi un canalino più ripido (35°) che sbuca nella valle pianeggiante poco distante dalla Johannishütte. Da qui lo scarso innevamento ci obbliga ed una discesa per buona parte a piedi sino al paese di Hinterbichl, dove il profumo di resina dei larici ed il verde ormai predominante ci risveglia nuove fantasie estive. Una traversata assolutamente consigliabile, tutta da guadagnare e da assaporare. Un peccato lasciarla solo agli Austriaci!

il percorso della traversata

SCHEDA TECNICA

1° GIORNO_ Streden(1403 m)- Essner Rostocker Hutte(2208 m)
dislivello: 800 m
dal parcheggio al termine della valle si risale la stretta valle di Maurertal, sino al Rifugio che compare alla vista verso la fine sulla sinistra. (2,5 ore) Percorso con scarsa sciabilità in discesa.

2° GIORNO_ Essner Rostocker H - Großer Geiger(3360 m) - Kürsingerhütte(2547 m)
dislivello (compreso saliscendi): 1600 m
Dal rifugio si percorre per circa un'ora la valle che prosegue pianeggiante. La visuale del Großer Geiger rimane nascosta per buona parte della salita. Si prosegue ora sulla destra su pendenze più accentuate sino a raggiungere il Colle dove è presente un ometto in pietra con sosta attrezzata di calata. Qui si può fare il deposito sci. Ci si lascia la cresta sulla sinistra e per pendio nevoso si aggira la cima arrivando in breve ad un secondo colle dove per roccette si arriva facilmente alla croce di vetta con bella visuale sulla parete sud-ovest del Großvenediger. Tornati al primo colle ci si cala con una doppia da 30 m al ghiacciaio sottostante (possibilità di spezzare la calata) e calzati gli sci si punta dritto sino ad incunearsi in uno stretto passaggio tra una zona di roccette (sulla dx) ed una serccata sulla (sx). Da qui bel pendio con ampio curvone verso destra e seguendo la lingua glaciale si arriva al lago sotto il terrazzo roccioso della Kürsingerhütte. Risalire ora faticosamente a monte del lago su percorso tracciato da paline sino al Rifugio. (7/8 ore)

3°GIORNO_Kürsingerhütte-Großvenediger(3666m)-Johannishütte(2121m)-Streden

dislivello: 1300m
Dal rifugio si costeggia senza perdere quota il fianco della montagna sino a giungere in prossimità della lingua glaciale dove conviene abbassarsi di circa 100 m sul ghiacciaio stesso. Da qui il percorso è evidente e per dolci pendii si risale con ampio semicerchio sino a portarsi sotto la parete nord del Großvenediger in vista del colle Vendingerscharte. Si segue la schiena nevosa del seracco sino a giungere su una crestina a pochi metri dalla croce di vetta che si raggiunge a piedi. Calzati gli sci si scendono gli ampi pendii sulla destra, si evita la traccia che taglia verso sinistra alla Defreggerhaus e tenendo la destra si imbocca un vallone che conduce ad un ripido canalino (35° tratto più ripido di tutta la traversata) quindi si arriva alla pianeggiante piana a poca distanza dalla Johannishütte. Da qui con buona copertura nevosa si arriva praticamente a valle in sci in alternativa una mulattiera carrabile scende al parcheggio dove per strada asfaltata in 2.5 km si ritorna al parcheggio di Streden. (7/8 ore)

DIFFICOLTA':  in alcune relazioni il Tour si trova classificato come OSA, a noi è parso eccessivo, le difficoltà sciistiche sono contenute max 35° per un breve tratto ed anche le difficoltà alpinistiche pur richiedendo l'uso di attrezzatura sono contenute. Quindi BSA complessivamente

web cam Essner Rostocker Hütte
web cam Kürsingerhütte

1° giorno
 

 
la Essner Rostocker Hütte

2° giorno
salendo verso il Großer Geiger

  
il colle del deposito sci e della corda doppia

il Nick arriva in vetta

 
 si scopre finalmente il Großervenediger e la sua parete sud-ovest

 
fa capolino anche il profilo del Großglockner

 
in discesa verso il colle

ci affacciamo sul versante nord, in blu la Kürsingerhütte


ci si prepara per le corde doppie

 
e finalmente si inizia a sciare

 


pendii...
 
...da tracciare



atmosfere di discesa

sosta prima di ripellare

 
sul terrazzo della Kürsingerhütte

 
Apres ski
estenuante e lunga attesa per la cena

 
la bella piramide del Großer Geiger ed il percorso di discesa dal colle

il versante nord-ovest del Großervenediger ed il sinuoso profilo della cresta nord

 
zoom sulla vetta

3° giorno
magica alba sul ghiacciaio

 

 
il profilo del Kleinvendiger

skitour da cartolina

 


  si sale

 
al cospetto della parete nord


 
sotto al seracco strabordante

 

nord


Osttirol

 
Edo al deposito sci

 
l'arrivo del Presidente

 
si prosegue a piedi

  la crestina per la croce di vetta

 
La croce del Grande Veneziano

 

 
Paolo in vetta

 
i pendii verso sud



a lezione col maestro


verso la Johannishütte

nuove discipline

 

brindisi alla bellissima traversata!