domenica 26 agosto 2012

Dal Cervino al Matterhorn: la travesatata della Gran Becca




Obelisco di roccia di forma piramidale, il Cervino non ha bisogno di presentazioni. Bello uniforme ed attraente visto da valle diventa più complicato ed articolato se visitato da vicino. Il lato svizzero offre sicuramente la prospettiva più attraente ma la cresta più bella da salire (per l'alpinista medio) è la via italiana: la Cresta del Leone. Il nostro obbiettivo è attaccarla da Breuil per poi scendere in Svizzera per la Cresta dell'Hornli, compiendo una traversata logica ed appagante che permette di conoscere i due volti di questa montagna. Contiamo di impiegare complessivamente 4 giorni. Per Ferragosto,  5 lambruscari si incamminano verso il nuovo rifugio Duca degli Abruzzi, che risulta molto accogliente con tanto di bagno in camera. L'ascesa  al bivacco Carrel è già salita vera: superato lo stretto e severo intaglio del Colle del Leone inizia il percorso in cresta con il tratto di corde fisse della Cheminee, probabilmente il passaggio più atletico di tutta la salita. Sulla Cresta del Leone il vuoto è sovente, e si percorrono lunghi tratti  a picco sulla vertiginosa parete Ovest. Le corde fisse non addomesticano più di tanto un ambiente severo di alta montagna. Chi disprezza o giudica il Cervino credo non abbia mai avuto il piacere di salirlo. D'altronde il panorama è sempre vasto ed immenso a 360°. In vetta  ci si sente improvvisamente grandi e la montagna scompare sotto ai tuoi piedi, c'è poco spazio, la commozione è reale. Pochi passi a picco sulla parete Nord e risaliamo sulla punta svizzera, dove inizia l'interminabile discesa. Tra corde doppie, tratti attrezzati e disarrampicando arriviamo al bivacco Solvay al calar del sole, troppo tardi e troppo stanchi per ridiscendere sino a valle.

Il ritorno a Cervinia è un carosello attorno al Cervino, la tensione finalmente cala e col naso all'insù ognuno di noi fantastica sulla fatica e sulle paure della salita, ma infondo il bello è proprio adesso, abbandonare gli occhi ed il pensiero su questo meraviglioso ammasso di sfasciumi che da oggi sentiremo più nostro.

Nelle foto in alto: la cresta del Leone da Breuil con evidenziati il rifugio Duca degli Abruzzi all'Oriondè e il rifugio Carrel; la cresta dell'Hornli con la Solvayhutte a la Hornlihutte.






 La salita al Duca degli Abruzzi con le nubi che nascondono le vette








 Verso il Carrel, qualcuno ci osserva...





 Attività pomeridiane al rifugio











  
 
  
Scorci sulla cresta del Leone
la  faticosa scala Jordan preannuncia la vetta





  

 
 Il  passaggio sulla vetta


  Si scende verso Nord per risalire sulla vetta svizzera

Zermatt è la giù in fondo



I giganti della Corona Imperiale

 
il Cervino si allunga sul Rosa


 L'arrivo alla Solvayhutte al tramonto


 Finalmente alla fine delle difficoltà, stanchi e assetati!


domenica 19 agosto 2012

Adamello - Via Terzulli

La via Terzulli è un itinerario in parte attrezzato che con passaggi di II-III grado permette di raggiungere la cima dell'Adamello da ovest, guadagnando passo dopo passo l'incantevole Val Miller. Il lungo pellegrinaggio verso la sommità è allietato dalla presenza del rifugio Gnutti, costruzione ricavata a metà degli anni '70 da un fabbricato dell'Enel in prossimità del lago Miller. Dal 1978 il rifugio è gestito da Maria Domenica e dal marito, veri guardiani di questo versante della montagna. La loro grande passione per le vette e per l'alpinismo si traduce in una rara cordialità che lascia un segno indelebile sui viandanti. Prodighi di consigli ed aneddoti sulle cime circostanti, la loro accoglienza trasporta nel regno della montagna più vera, quella che consuma i piedi e arricchisce di emozioni. All'interno del rifugio si è circondati dalle citazioni di Battistino Bonali, che qui era di casa, e di Renato Casarotto. Due giganti dell'alpinismo di tutti i tempi che non amavano troppo la notorietà, come le appartate pareti granitiche di questa vallata. Quasi commosso ascolto i racconti di Domenica e Davide, i cui volti lasciano trasparire le gioie e le fatiche di una vita tra i monti. Parliamo delle ascensioni fatte, dell'Adamello, della Patagonia e del Perù. Della lontana estate 1993, quando rincorrevano il susseguirsi di emozioni in ascolto radio dal rifugio, pregando per un amico, quell'alpinista fortissimo disperso sulla nord del Huascaràn. Uno che scendeva il Cervino con gli sci mi dicono, una persona straordinaria che ha lasciato a tutti gli alpinisti un bellissimo inno alla montagna. Leggere "Grazie Montagna" è sempre come trovare una risposta alle domande di questa enorme passione. Dalla prima volta che sentimmo queste parole proprio nel cuore della Cordillera Blanca. Maria Domenica ci dice ormai da un mese tutte le mattine si alza alle 5 per preparare le colazioni. Decidiamo di lasciarla dormire un pò di più e ci arrangiamo per nostro conto con partenza sotto un cielo coperto da fitte nubi. La rabbia sembra prendere il sopravvento ma cerchiamo di controllarla sapendo che bisogna accettare ciò che offre la montagna. Proseguiamo speranzosi, quando un vento misterioso spazza via tutto il grigio che ci sovrasta....





Risalendo la ripida valle attraverso le "purificanti" Scale del Miller




Rifugio Gnutti: scorci




Alta Val Miller con i contrafforti granitici dell'Adamello




L'attacco della via Terzulli






Il Passo dell'Adamello. Sulla destra il Corno Miller



Il ghiaioso panettone sommitale dell'Adamello




Lago Pantano d'Avio e Lago Venerocolo dalla cresta



L'aereo bivacco Ugolini, in posizione da favola




Pian di Neve



Salto del crepaccio. Una goliardica attività!