mercoledì 30 giugno 2021

Monte Zebrù dal Rifugio V Alpini

 

La val Zebrù è, a quanto si dice, la valle alpina più lunga senza strade...asfaltate. Tuttavia, la splendida carraia serpeggiante, che ascende lentamente tra i boscosi declivi di una valle incantevole, è spesso percorsa da jeep, moto, bici (quasi tutte elettriche). Noi la attraverseremo tutta quanta a piedi, zaini in spalla, dopo una bella notte in tenda nel parcheggio terminale di Niblogo, a pochi km da Bormio. Mentre camminiamo parliamo, osserviamo e pensiamo che forse, in quelle baite, affacciate sull'inquieto torrente Zebrù, sarebbe stato bello trascorrere almeno un po' di pandemia. 

Arrivati a quota 2000m circa, all'altezza della "baita del pastore", inizia la parte più ripida del sentiero, che ci trasporta lentamente in un paesaggio molto diverso, sassoso, su cui svetta il Rifugio V Alpini. L'accoglienza al rifugio è ottima: ne approfittiamo per ripassare le manovre di corda su ghiacciaio, osservare la via di salita e rifocillarci.

Il mattino dopo, alle 5, siamo sulla vedretta: alla nostra destra si apre la valle che conduce alla sud del Gran Zebrù mentre a sinistra sale la nostra via, che «peripla» attorno alla vetta per poi attaccarla da nord. Il ghiacciaio è quasi completamente coperto di neve, e la salita si svolge tranquillamente fino al bivacco Città di Cantù, un nido d'aquila a 3500m. Da qui la via normale proseguirebbe per un pendio nevoso sotto la verticale della vetta: tuttavia, la salita per quel percorso ci appare tecnicamente molto complessa, data l'assenza quasi totale di neve e il ghiaccio seraccato affiorante. Optiamo per la via alternativa e puntiamo all'inizio della cresta, sulla nostra destra. Affrontiamo un'ostica paretina ghiacciata e arriviamo a una sosta attrezzata. Un piccolo traverso ci porta quindi su una breve placca ghiacciata che ci conduce in cresta. Percorriamo il molto aereo filo di cresta, un ammasso di sassi di svariate dimensioni, tutti molto instabili, e arriviamo in vetta insieme ad una seconda cordata. La vista è davvero incredibile!

La discesa procede spedita: un'unica doppia, alla fine della cresta, ci deposita sul ghiacciaio. Ora ci attende una luuuuuunga passeggiata fino alla macchina e un ancor più lungo ritorno in macchina, spezzato da un tuffo nel lago di Iseo, tra pescatori di Agoni più o meno fortunati: una splendida avventura, a presto val Zebrù!




Malox 
Il Rifugio V Alpini

La parte bassa della vedretta



Intravediamo il bivacco Città di Cantù

Sulla sottile cresta finale



Gran Zebrù, parete nord

Ortles








Un bagno finale nel lago di Iseo


domenica 13 ottobre 2019

SUI SATELLITI DEL MONVISO_CRESTA EST DI PUNTA UDINE E PUNTA ROMA



Torniamo a Pian del Re, esattamente un anno dopo la cresta est del Monviso, questa volta c'è anche papà Niccolò e la meta sono Punta Udine e Punta Roma due cime che fanno parte dei satelliti del Monviso. Su queste cime rocciose, si sviluppano percorsi di tutte le difficoltà, dalla via Normale con facili roccette a vie  di alta difficoltà ottimamente attrezzate a spit. Ottimo punto di appoggio è il bel rifugio Giacoletti, situato proprio sotto a Punta Udine.
Le atmosfere ed i colori sono ormai autunnali, il rif. é già chiuso e così posizioniamo la tenda nella idilliaca piana del lago superiore con bella vista sulla nord del Monviso. L'umidità dei bassi strati inghiotte la pianura nelle nubi, mentre in alto il sole splende indisturbato in un cielo terso settembrino. Il campo base a circa 2300 m è il punto di transizione e siamo spettatori di suggestivi giochi di vapore. Sopra la tenda svetta la cuspide rocciosa di Punta Roma e con Niccolò partiamo leggeri e spediti per raggiungerne la cima e fare ritorno prima del tramonto. La salità è veloce e superata qualche roccetta siamo in vetta a goderci il momento. In breve siamo di nuovo al campo e la cena è servita con la squisita birra offerta da Niccolò.
Domenica mattina partiamo con le frontali accese, ed una magnifica alba ci accompagna al rif. Giacoletti. Il sole sorge dal mare di nubi ed infiamma la cresta est di punta Udine. La via attacca proprio sopra il rifugio sul versante est illuminato dal sole. Sono 12 lunghezze di corda mai difficili ed il percorso sempre ben segnato dai numerosi spit presenti lungo la via. Tutte le soste sono attrezzate con doppio anello e di fatto risultano praticamente inutili ulteriori protezioni. La salita scorre abbastanza veloce ed a mezzogiorno siamo in vetta per il pranzo domenicale. La discesa si effettua dalla ferrata che scende dal colle del Porco che in meno di  un'ora riporta al rifugio. Quattro rigeneranti bottiglie di birre a Pian della Regina concludono questo bel week end autunnale.

il tracciato della cresta est di punta Udine

Giampa fast & light

il Lago Superiore ed il lago Lausetto, in mezzo la piana erbosa del nostro campo tenda

 Niccolò ormai nei pressi di Punta Roma

 selfie a Punta Roma

sguarado verso sud

la bella cresta Gagliardone che collega Punta Roma a Punta Udine

 il pacco di Niccolò

si scende, la tenda è in vista




due polacchi e una nord


l'alba verso il rif. Giacoletti

 mare di nubi sulla pianura padana


 il rif. Giacoletti


il Nonno si prepara all'ombra del Monviso

 Punta Udine si infiamma

si parte!


 atmosfere settembrine

papà  Niccolò in posa

contrasti


 il nonno parte sul 10 tiro






tiro 11, ultima rampa



 punta Udine

Monviso o Ama Dablam?

 Niccolò medita un bagno rinfrescante

bye bye